Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Marzio De Vita, Confartigianato Taxi Firenze - Tassisti, tranvieri e corrieri sembrano sempre più figli di un Dio minore.
Diverso, invece, il discorso per gli Ncc che vengono da fuori Firenze e per chi guida un’auto “targata Uber”. Soggetti, tutti, irregolari, ma che godono di inspiegabili tutele per la mancata applicazione della Legge 21/92 sul trasporto pubblico non di linea, che pure regola perfettamente le due categorie economiche che la compongono (taxi/ncc), specificando inequivocabilmente come l'unico soggetto avente la capacità giuridica di svolgere servizio di piazza siano proprio le auto bianche.
Sempre più spesso, le rappresentanze dei noleggi ricorrono all’interpretazione che considera la 21/92 una legge oramai obsoleta e superata dalla tecnologia. Sarà che non sono un legislatore, ma da cittadino dotato di buonsenso e rispettoso della legalità mi sento in diritto di replicare loro che la legge non è e non deve essere fatta per gli Ncc, ma per tutelare gli operatori regolari e l’utenza. Il tavolo di lavoro ministeriale che è stato aperto per rivedere alcuni aspetti del trasporto pubblico non di linea deve lavorare tenendo conto degli interessi generali di un trasporto pubblico efficiente ed efficace. Quando i rappresentanti di Confartigianato e quelli delle altre sigle siederanno al tavolo non lo faranno certo per destrutturare un intero comparto in favore di interessi privati o di multinazionali. Ma soprattutto, da quando a qualcuno è concesso operare al di fuori delle normative di settore, perché le ritiene ingiuste o inadeguate? Lo può forse fare un idraulico, un falegname o un commerciante? Non mi risulta.
Chiediamo, a Palazzo Vecchio, al Prefetto e al governo centrale che, a Firenze, venga fatta rispettare la legalità. È questo il motivo per cui sciopereremo l’intera giornata del 23 giugno. Siamo consapevoli di creare un disagio all’utenza, a maggior ragione in quanto intestatari privati di un servizio pubblico, ma non possiamo più fare altrimenti. La nostra parte l’abbiamo fatta per anni: rinunciando all’aggiornamento tariffario (dovuto per legge) per ben 8 anni come subendo, giorno dopo giorno, la più grossa cantierizzazione che la città ha visto dal dopoguerra. Adesso, però, è giunta l’ora delle istituzioni: devono fare il loro dovere e tutelare chi, come noi, opera nel rispetto delle leggi. A cominciare da Palazzo Vecchio.
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