'Se avremo cuore, intensita' e agonismo faremo una grande partita e andremo in semifinale''. Non sono propriamente 'lacrime, sudore e sangue' , ma nel gioco di specchi che e' diventata all'europeo Italia-Inghilterra e' quasi fatale che il ct azzurro Cesare Prandelli vada alla ricerca di una frase churchilliana per motivare i suoi. E' una partita stranissima, il quarto di finale che si giochera' oggi a Kiev. Tra l'Inghilterra piu' 'italiana' che ci sia mai stata (e non solo perche' a portarla alla qualificazione e' stato Fabio Capello con il suo staff) e la squadra azzurra piu' 'britannica' che si sia mai vista (se non altro perche' ha come elemento di spicco Balotelli, il ragazzo cattivo che a Manchester gioca e di certi intemperanti del football d'Oltremanica pare avere le caratteristiche). E' una sfida tatticamente inedita, perche' stavolta i catenacciari sembrano loro, quelli che hanno giocato una vita come se il football fosse una infinita gara di mezzofondo, palla avanti corri e crossa che qualcuno, magari di testa, la mette dentro: no, adesso con Hodgson ct (ma l'impianto e' quello di Sir Fabio) gli inglesi pensano prima a non prendere gol poi a tutto il resto, e l'Italia di Prandelli invece e' tutt'altro che squadra attendista, non vive di contropiede. In questo melting pot calcistico (sara' pure qui effetto della globalizzazione?) e al di la' degli slogan della vigilia, Prandelli qualche certezza ce l'ha. ''La prima e' che ci manca davvero poco per essere competitivi''. La seconda sarebbe la tattica. ''Sulla quale - annuncia soddisfatto - non ho dubbi''. Peccato che non la spieghi, ne' dia in anticipo la formazione come faceva un tempo ''Perche' non voglio dare vantaggi seppure minimi all'avversario''. Lo tradisce un po' Barzagli, seduto al suo fianco: a una domanda risponde parlando di schieramento a quattro come antidoto al gioco velenoso di Rooney. Quindi davanti a Buffon oltre al medesimo Barzagli, Bonucci, Balzaretti e uno tra Abate e Maggio. A centrocampo confermatissimi Pirlo, De Rossi e Marchisio, Montolivo o Nocerino potrebbero rilevare Thiago Motta, alle prese con un affaticamento muscolare. Davanti, Cassano-Balotelli. Una squadra d'attacco, ''perche' giocheremo senza paura e sudditanza'', garantisce il ct azzurro. ''Abbiamo visto le gare dell'Inghilterra e constatato che e' una delle squadre europee piu' organizzate: questi si muovono in 38-39 metri, dovremo essere bravi a rubare i tempi di gioco. La squadra che affronteremo e' ricca di giocatori di grande carisma''. Non solo Rooney: Terry, Gerrard, gente esperta. Lui invece e' appeso anche al Peter Pan Balotelli, ''ma io - racconta ai cronisti inglesi - mi aspetto da lui esattamente quello che voglio dagli altri, devono essere pronti anche se giocano 20 minuti. Sapranno chi giochera' solo un'ora prima del via: devono avere pensato solo a questa gara, in questi giorni''. Una sorta di ossessione. La sua rischia di diventare Rooney: gli chiedono se lo preoccupa il fatto che l'attaccante dello United abbia segnato da solo in nazionale piu' gol delle quattro punte azzurre messe insieme. ''Sinceramente no - replica - noi stiamo arrivando, e' giunto il momento per dimostrare se c'e' la qualita' giusta per fare cose importanti''. Un riferimento c'e': ''i dati atletici dicono che dobbiamo distribuire meglio le forze in campo e migliorare sugli sprint''. In altri tempi si sarebbe fatto ricorso a un preparatore pronto ad ispirarsi al football britannico, ma c'e' la globalizzazione del pallone e allora il paradosso e' che quello che ha portato l'Inghilterra sulla strada dell'Italia si chiama Massimo Neri ed e' di Lecce. L'ultima stranezza di questo Italia-Inghilterra che sembra un gioco di specchi.
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