Questioni di 'ndrangheta. Ad una settimana dalla notizia del sequestro di un appartamento di lusso all'interno di palazzo Uguccioni in piazza Signoria a Firenze, di proprietà di Raffaele Monticelli, trafficante d'arte e predone di reperti anche se ufficialmente maestro elementare, è ancora una volta Firenze al centro delle indagini degli agenti della Divisione investigativa antimafia che questa mattina hanno eseguito un sequestro di tre immobili, dal valore di circa 2 milioni di euro, ad un pregiudicato calabrese, Nicola Callea.
L'uomo per anni è stato al centro dello smistamento di droga tra il capoluogo toscano e Reggio Calabria con l'ausilio di appartenenti alla 'ndrangheta e precisamente alla 'ndrina degli "Arcoti", con sede nel quartiere Archi, a Reggio.
E proprio i proventi di quell'attività illecita, secondo gli investigatori dell'antimafia, sono stati reinvestiti da Callea nell'acquisto di due ristoranti in piazza del Mercato Centrale, tra cui l'ex Mamma Napoli, e di un appartamento in via Filadelfia, nel rione di Gavinana, a Firenze.
Il sessantaseienne pregiudicato, era finito nei guai già nel 1998 quando venne arrestato con 2,7 kg di cocaina ed eroina, portate a Firenze da due commessi della cosca calabrese, e nel suo appartamento dell'epoca, in via di Ripoli, vennero trovate numerose armi. Negli anni ha poi collezionato numerose denunce, insieme alla figlia Giada, per truffa, abuso d'ufficio, atti falsi fino anche ad essere denunciato con la moglie per violenza privata.
Ma dopo l'arresto, l'attività criminale di Callea subì un un freno, anche sei i proventi dello spaccio e della ricettazione, secondo la Dia di Firenze, sono stati utilizzati per l'acquisto in contanti di circa 600.000 milioni di lire (prezzo comunque ritenuto troppo basso dagli investigatori) degli immobili sequestrati.
E per cercare di sviare le indagini, Callea e sua moglie, Carmela Manti, hanno anche iniziato un movimento di intestazioni fittizie degli immobili passandole attraverso alcuni prestanome, tra cui i cognati della donna, fino a farli ritornare nuovamente intestati ad una delle figlie della coppia, Giada, oppure direttamente alla Manti.
Callea e la moglie si sono difesi sostenendo che i soldi utilizzati per l'acquisto di case e ristoranti sarebbero stati i ricavi a "nero" proprio di una delle attività di Piazza del Mercato Centrale, ma secondo gli investigatori Callea è in “possesso di una pericolosità specifica” che gli ha consentito di agire in un “contesto criminale di non poco conto” e le operazioni di acquisto erano il risultato della sua attività illecita.
Tutto questo a Firenze che sembra lontana chilometri da situazioni mafiose e che invece deve fare i conti con una realtà che da anni è diversa. Ci passano sotto gli occhi, magari ci abitano accanto. Sembrano brave persone, invece sono al servizio delle cosche criminali. Ogni anno ricordiamo commossi la strage dei Georgofili ma ogni giorno dobbiamo ricordarci di combattere la mafia che cresce anche qui a Firenze. E non fa sconti.
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