I numeri parlano chiaro: 107 miliardi e 500 milioni di euro. Questa è la spaventosa cifra a cui ammonta l’evasione fiscale nel nostro Paese. È difficile per tutti capire di quanto denaro stiamo parlando, certo è, che il contrasto agli evasori è negli impegni di ogni Governo con operazioni che spesso, però, anziché colpire chi davvera froda il fisco si 'abbattono' come una mannaia sulle piccole e medie imprese.
Le attese burocratiche a cui devono soccombere imprenditori, professionisti e aziende, sono lunghe e faticose.
Per capire la situazione in cui si può trovare chi è sotto accertamento fiscale abbiamo intervistato Massimo Manetti (nella foto in basso), dottore tributarista con esperienza ventennale, e titolare dell'omonimo studio a Empoli.
Dottor Manetti, che significa oggi subire un accertamento fiscale?
Si innesca un meccanismo per cui il contribuente onesto ha pochi strumenti di difesa contro il Fisco
In che senso?
Secondo me, ciò̀ che manca nell’attuale sistema è l’approfondimento sul concetto di “evasione fiscale” e, soprattutto, l’analisi sugli ampi limiti di difesa che ha il contribuente al quale viene notificato un avviso di accertamento o una cartella esattoriale per importi non dovuti.
In Italia spesso si parla di evasori, sono così tanti e frequenti?
È bene subito chiarire che, oggi, oltre la classica evasione fiscale, che consiste nel non dichiarare o dichiarare parzialmente il reddito prodotto, esiste anche l’evasione da interpretazione, causata da una normativa fiscale complessa, confusa e contraddittoria.
Tipo?
Le faccio un esempio, quando gli uffici fiscali contestano un’agevolazione tributaria o il mancato rispetto della competenza, disconoscendo i costi di un periodo d’imposta e costringendo il contribuente a chiedere il rimborso per l’altro periodo d’imposta in cui ha dichiarato di più.
Oppure si deve anche fare i conti con l’evasione causata dai ritardi della pubblica amministrazione che costringe il contribuente a pagare tempestivamente le tasse, il quale però deve attendere mesi o anni per incassare il dovuto. Queste sono situazioni assurde per cui assurda situazione porta poi il contribuente ad arretrarsi con i pagamenti, con il rischio di gravi sanzioni fiscali e penali.
Quindi più o meno evadono tutti?
Chiarito che, quando si parla di evasione fiscale non si deve fare di tutta un’erba un fascio, l’altro importante tema che viene sistematicamente e pubblicamente ignorato è la grave limitazione che ha il contribuente nell’esercitare correttamente ed efficacemente il proprio diritto di difesa (art. 24 della Costituzione).
Oggi, infatti, per il principio del così detto “doppio binario”, il contribuente, in alcune particolari situazioni, con il rischio di sentenze contrastanti e contraddittorie, deve difendersi in sede penale, con la possibilità di utilizzare tutti gli strumenti di difesa, come la testimonianza.
Mentre in sede tributaria, presso le Commissioni tributarie, composte da giudici a tempo parziale, nominati su proposta del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), che percepiscono 15 euro nette a sentenza depositata e nulla per le sospensive. Inoltre, nel processo tributario, è vietato il giuramento e la testimonianza, mentre la Guardia di Finanza e gli Uffici fiscali possono raccogliere le dichiarazioni di terzi. Insomma veda lei..
Qual è la giusta ricetta secondo lei?
La riduzione delle imposte, semplificazione degli adempimenti fiscali e reale difesa del contribuente. Nell’attuale caotica e complessa situazione del fisco italiano, non dobbiamo meravigliarci se poi gli imprenditori si suicidano, falliscono o trasferiscono la propria sede all’estero facendo perdere opportunità e posti di lavoro in Italia.
Si continua, invece, a minacciare la confisca per sproporzione e la responsabilità amministrativa delle imprese, come per i reati di mafia. Secondo me, invece, bisogna assolutamente ridurre le imposte e semplificare gli adempimenti fiscali, incidendo fortemente sull’elefantiaca spesa pubblica. Già oggi ci sono gli strumenti, amministrativi e penali, per combattere efficacemente e seriamente l’evasione fiscale, senza crearne dei nuov o minacciarne altri. Soprattutto, però, bisogna consentire al contribuente di potersi veramente difendere
Ecco ma cosa si deve fare in caso di verifica fiscale?
L’amministrazione finanziaria, al fine di controllare i corretti adempimenti dei contribuenti, si avvale di una serie di poteri istruttori e di controllo, e oltre ai controlli meramente formali, vi sono anche quelli prettamente sostanziali, la cui finalità è quella di verificare se da parte del contribuente siano stati compiuti atti idonei a determinare l’occultamento di profitti, di costi fittizi, piuttosto che di documenti falsi.
Per “verifica fiscale” si intende l’attività di tipo meramente accertativa che viene posta in essere dall’Amministrazione Finanziaria, al fine di rilevare e, quindi, reprimere gli eventuali inadempimenti fiscali compiuti dal contribuente.
Chiunque può essere controllato?
Le verifiche fiscali debbono essere necessariamente giustificate da “esigenze effettive di indagine e controllo sul luogo” che devono essere riportate sul verbale di verifica del primo giorno (art. 12 l.212/2000). Inoltre all’inizio di ogni verifica, il contribuente deve essere informato dagli ispettori incaricati, delle ragioni e dell’oggetto della verifica, nonché della possibilità di farsi assistere da un professionista.
Ma come avviene l'accertamento?
Affinché sia legittimo è necessario che avvenga “durante l'orario ordinario di esercizio delle attività e con modalità tali da arrecare la minore turbativa possibile allo svolgimento delle attività stesse nonché alle relazioni commerciali o professionali del contribuente” (art. 12 l.212/2000).
Quindi può avvenire attraverso l'accesso presso la sede lavorativa del contribuente. Quinsi all’inizio di ogni verifica è opportuno che il contribuente (o il professionista di sua fiducia) verifichi che gli ispettori siano muniti di apposita autorizzazione rilasciata dal Capo del loro ufficio.
Oppure può avvenire con l'accesso domiciliare. Questo tipo di accesso è concesso (e legittimo) solo laddove gli ispettori siano in possesso di un’autorizzazione rilasciata dal Procuratore della Repubblica e qualora sussistano gravi indizi di violazione delle norme tributarie. Stante le ultime pronunce della Suprema Corte, l’assenza di tali indizi di evasione potrebbe costituire un elemento idoneo a determinare la nullità del provvedimento finale (Cass. sent. n.17957/2012);
Poi ci sono le ispezioni, in cui è necessario che l’A.F. sia munita di un’apposita autorizzazione rilasciata dal PM. Ciò avviene, ad esempio, nel caso delle perquisizioni personali, dell’apertura coattiva di borse, casseforti, mobili (in questo caso è sufficiente anche la mera autorizzazione dell’autorità giudiziaria più vicina) e dell’accesso a server, mail e pc.
Comunque sia la verifica, ex art. 12 co.5 l.212/2000, non deve superare i trenta giorni lavorativi, “prorogabili per ulteriori trenta giorni nei casi di particolare complessità dell'indagine individuati e motivati dal dirigente dell'ufficio”.
Fine?
No, anzi. Come si è avuto modo di evidenziare, la verifica fiscale può essere distinta in tre diverse fasi: la fase d’accesso, la fase ispettiva (durante la quale giornalmente vengono redatti dei processi verbali di verifica contenenti le operazioni svolte) e la fase finale che si realizza con la redazione del Processo Verbale di Contestazione (PVC). E' l'atto con sui si chiudono le operazioni di verifica e si formalizzano le contestazioni che vengono raggruppate, per tipologia di imposizione (Iva o Imposte sui redditi)
Il PVC deve sempre essere letto e di esso deve essere rilasciata una copia al soggetto passivo, al quale la norma riconosce, altresì, la possibilità di scegliere se sottoscriverlo o meno; quest’ultimo è, infatti, assolutamente libero di rifiutarsi (e di questo gli ispettori daranno comunque atto nel PVC procedendo alla notifica ex art 60 DPR 600/73). In definitiva, il contribuente deve sapere che ha diritto a non parlare e a non firmare il processo verbale, perché qualunque dichiarazione sottoscritta potrà essere utilizzata contro di lui. Di conseguenza, se dichiarazioni e firme dovranno essere apposte, è bene che riguardino fatti che potranno tornare utili al contribuente sia in fase contenziosa, che amministrativa .
Quindi in caso di verifica cosa c'è da fare in concreto?
Affidarsi ad un buon professionista, perchè male non fare paura non avere.
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