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lunedì, 11 luglio 2011 - 14:22
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Pista Sarda

Mostro, parla l'ex magistrato Della Monica: "Non ci sono prove, solo suggestione"

"Mi affido alla ricostruzione storica dei miei colleghi"
Immagine articolo - Il sito d'Italia

Dopo la puntata di ‘Chi visto?’ sul Mostro, Il Nuovo Corriere di Firenze, ha interpellato l’ex magistrato Silvia Della Monica, la persona che il 9 settembre del 1985 ricevette la lettera con il francobollo 'contenente la pista sarda'.

All’interno della missiva c’era una brandello di seno, della francese Nadine Mauriant, trucidata dal Mostro, assieme al fidanzato Jean Michel. L’ex sostituto procuratore, oggi senatrice, dichiara al giornalista Canettieri: “Non è una pista, ma solo suggestione, una forte suggestione”.

Nel nostro precedente articolo avevamo riportato la ricostruzione fatta nella trasmissione andata in onda su Rai3, che portava nuovamente in Sardegna, precisamente a Bosa, provincia di Oristano.

Se di 'suggestione' si tratta è davvero potente e si costruisce su una serie di richiami e analogie impressionanti. Tutto parte o sarebbe più corretto dire riparte dal francobollo utilizzato per affrancare la lettera. L'immagine è quella del castello della cittadina sarda, fatto erigere dalla famiglia fiorentina dei Malaspina (primo collegamento). Sulla busta della lettera spedita in Procura, nella parte recante l'indirizzo Repubblica è scritto con una b sola. L’iniziale della località, che nel suo stemma reca incisa proprio la seconda lettera dell'alfabeto.

E qui inizia il viaggio all'interno del castello sardo con i suoi affreschi, le sue storie, le sue leggende. Tutto sembra riportare per un verso o per l'altro al Mostro. Tra Firenze e Bosa, tante, troppe forse le coincidenze.

Innanzitutto gli affreschi nella chiesa del castello, che raffigurano Santa Reparata, protettrice di Firenze, torturata e decapitata, e Sant’Agata, la martire che subì la mutilazione del seno, proprio come alcune vittime del mostro. Altro elemento sono le leggende paesane. La prima racconta di un marito geloso, così ossessionato dai tradimenti, tanto da amputare le dita alla moglie per tenersele in tasca. La stessa ossesione di chi impugnò per quasi 20 anni la Beretta calibro 22?

La seconda storia invece narra di una marchesa fedifraga che preferisce il cognato al marito, proprio come nel caso del primo duplice omicidio del 1968, maturato nel clan sardo. Ma la senatrice non si scompone, non cede al genere Dan Brown, continua a parlare solo di suggestione, “mi affido alla ricostruzione storica svolta dai miei colleghi”.

Anche se sarebbe da chiarire se il francobollo del castello è stato solo una coincidenza, oppure voluto, visto che all’epoca della spedizione sarebbe servito un francobollo da 500 lire e non da 450 come quello utilizzato.

Chissà se il serial killer voleva prendersi gioco degli inquirenti? Se ha solo tentato un depistaggio? Il mistero continua.

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