“Un po' di acido no?”, è l'atroce domanda che Renato Sutera rivolge al compare siciliano Matteo Corrao, e che è stata intercettata nell'inchiesta sul caffè Curtatone della direzione distrettuale antimafia di Firenze.
Il rapporto tra le famiglie dei Sutera e dei Corrao è quarantennale. Matteo Corrao e Giovanni Sutera, fratello di Renato, vengono arrestati insieme per l’omicidio di un gioielliere nel 1982 a Firenze. Per questo reato, il Sutera è stato condannato all’ergastolo.
Mentre Giovanni Corrao, fratello di Matteo, sempre nel 1982, viene arrestato insieme a Renato Sutera dalla Squadra Mobile di Palermo, per il concorso in un tentativo di rapina a una gioielleria palermitana, e per il tentato omicidio del titolare e della moglie e di un poliziotto che rimase gravemente ferito.
In questa circostanza, a distanza di 36 anni, Matteo Corrao è tra i destinatari del primo 'carico' da 10 kg. di marijuana, prodotta da Sutera e in arrivo dalla Spagna. Ma i due, come in passato, hanno anche altri affare insieme, a cominciare dalle truffe alle assicurazioni e ai falsi incidenti stradali.
Il dialogo farà emergere tutta la ferocia del proprietario del bar fiorentino.
I sodali sono a Palermo e parlano dei loro affari criminali, quando ad un certo punto, Corrao racconta a Sutera che una dottoressa, dopo essersi resa conto della truffa, voleva denunciarli ai carabinieri e per questo motivo le era stata bruciata la macchina.
Da qui la reazione “malvagia” del 'direttore' del Curtatone. "UN PO' DI ACIDO NO?... UN PO' DI ACIDO... QUA LO TROVATE COSÌ... NO? UN PO' DI ACIDO IN FACCIA NO?”.
L'uomo quando torna in Sicilia, non perde occasione per sprigionare tutto il suo desiderio criminale, e ne va fiero, come spiega al suo sodale Massimiliano Lupo Marconi in una conversazione registrata dagli investigatori, in cui Sutera ricorda con nostalgia il periodo palermitano. ”Però che bei tempi, ci tornerei subito. Ma che me ne frega se ci sparavamo e ci ammazzavamo e mi arrestavano sempre ...ma che me ne frega ...che tempi che erano quelli! che tempi ...che combinavamo mamma mia. Ora questi quattro maiali di albanesi si sentono pericolosi”.
Sutera è spietato e senza scrupoli, e il linguaggio che usa rivela la sua formazione intimamente mafiosa.
Come quando Corrao gli racconta che vuole dare una lezione ad uno dei suoi nipoti, “una volta e per sempre”, e Sutera si lascia andare in un vero e proprio monologo criminale.
SUTERA R.: “No non è un problema noi ci entriamo in casa”
CORRAO: “in casa non si può (..) lo devo aspettare fuori. ”
SUTERA R.: “certo mi metto... lo aspettiamo dentro un furgone [...] io ci dormo dentro e quando viene giu ci mettiamo ...(inc)... dietro di lui così non può uscire... con la macchina”. (..)
CORRAO: “io c'avevo pensato con due secchi di benzina... da quella parte gli si butta... gli si dà fuoco mentre lui è là sopra... non è che io non lo so cosa devo fare a questo... ancora è presto... non è possibile... ancora è presto... non è possibile altrimenti capisce che sono stato io... o addirittura sparargli” [..]
SUTERA: "con il passamontagna lo porto con me e gli rompo le gambe in uno scantinato".
L'uomo è disponibile a tutto.“Serve un furgone, ci cambiamo la targa, così ci dormo dentro per intervenire” (..) "bastonate solo... giusto?... senza portare altre cose... un coltello... una cosa"
CORRAO: "se gliela vuoi dare una coltellata gliela dai... nel culo... nelle gambe... nelle spalle... dove vuoi, non mi interessa".
Da quel giorno Sutera inizierà un reclutamento di uomini da far scendere a Palermo per aiutare il compare Corrao nel pestaggio del nipote; ma anche per una rapina da “100 mila euro”, un efferato colpo da compiere un'altra volta insieme, con la preziosa collaborazione degli uomini di Renato, che arriveranno da Firenze e dalla Toscana.
Quando i due salgono in auto e iniziano le intercettazioni, il discorso sulla rapina è ben avviato, ma è chiarissimo che il colpo frutterà molti soldi e i due pianificano il supporto da dare agli esecutori che troverà Renato.
CORRAO: Se tu vieni giù con 2-3 davvero, che qui sono capaci a farlo e salgono in alto. E muore il cane, qua te lo dico io, gli andiamo a prendere 100.000 euro, però deve morire il cane.. gli devono fare la (incomprensibile)..
SUTERA R.:...tu... io quando torno su... tu lo sai chi è ...(ine)... hai sentito ...(ine)... devono venire due ..
CORRAO:...sì
SUTERA R.:...io vengo... sto 4-5 giorni... dai 3 ai 5... non di più ... tu prepari la cosa... tutte cose... ce ne andiamo su
CORRAO:...ti stavo dicendo
SUTERA R.:...anche il cane... perchè non è che hanno rapporti con nessuno qua... non mi conoscono... a nessuno... conoscono solo me come siciliano... stop
CORRAO: Eh senti qua, questo lì ha i soldi dentro, ha la cassaforte, ha oro, ha rolex, ha argento, ha tutto, di tutto, e si devono portare via tutto
SUTERA R.:...certo
CORRAO:...solo che... ma no perchè... perchè gli vogliono bene o perchè... perchè non è nessuno... (..)
SUTERA R.:...a noi non interessa
CORRAO:...hai capito si... ed interviene uno... io già so chi è... però una volta che il cane è morto... il cane è morto... perchè io anche qua faccio fondere tutto... faccio fondere tutto...e si vendono stop... basta
SUTERA R.:...sì fuori il cane... poi loro (..) l'unico appoggio che gli dobbiamo dare è delle strade che non le sanno
CORRAO:...magari gliele insegnamo... 2-3 giorni gliele facciamo vedere
SUTERA R.:...no ma io io posso caricare e me lo porto... qual'è il problema... io non ne ho problemi
A distanza di pochi giorni gli “affari”con Corrao sembrano avere una decisa svolta, e i due riprendono i temi già trattati durante gli incontri a Palermo del mese di aprile.
In particolare, Sutera annuncia a Corrao di essere pronto sia per quanto riguarda la spedizione punitiva nei confronti del nipote di Corrao, essendo riuscito ad arruolare alcuni uomini.
SUTERA R.:” per tuo nipote mi chiami dici...<compare vìeni>... siamo in tre”.
Il 'direttore' del Curtatone è pronto anche per “un altro discorso”, la rapina. SUTERA R: “anche per quello...eventualmente [...] siamo pronti anche per l'altro”.
Una ferocia criminale, come scrivono gli inquirenti, "che sembra richiamare un passato di delitti e di brutalità, nella Sicilia delle origini".
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