Su Gregorio De Falco, candidato in Toscana per il M5S, piove un esposto che il Codacons ha inviato oggi alla Procura della Repubblica di Livorno, in cui si chiede di aprire una indagine sul comportamento tenuto dall’ex capitano della Capitaneria di Porto durante la tragica notte del naufragio della Costa Concordia.
Un atto dovuto, spiega il Codacons, dopo che sono stati resi noti i verbali relativi all’interrogatorio di De Falco nel processo sul caso Concordia, e dal quale sono emersi aspetti che richiedono un approfondimento da parte della magistratura.
“Nella presente sede si vuol portare all’attenzione di codesta Autorità Giudiziaria un fatto emerso nel corso del dibattimento, ed esattamente in occasione dell’esame del Capitano Gregorio De Falco condotto dal difensore del Comandante Schettino Avv. Patrizio Le Piane – scrive il Codacons nell’esposto - Il riferimento è, in particolare, all’aver il Capitano De Falco fatto intendere al Procuratore della Repubblica Dott. Stefano Pizza, con cui era in contatto la notte stessa del naufragio, che il Comandante Schettino avrebbe posto in essere una condotta volta a sottrarre il VDR, cioè la c.d. “scatola nera”, il fondamentale supporto informatico contenente tutti i dati registrati dalla nave. E ciò al fine di sentirsi autorizzare al fermo del Comandante una volta rintracciato Schettino (al momento della telefonata in questione con il Dott. Pizza il De Falco asseriva infatti di non sapere dove si trovasse in quel momento il Comandante Schettino).
La circostanza assume particolare rilevanza alla luce del comportamento pregresso tenuto dal De Falco nei confronti del Comandante, aggressivo ed inspiegabile, privo di ogni forma di effettiva collaborazione e – come si è potuto successivamente comprendere – caratterizzato da inaccettabile superficialità (o non si sa cos’altro), che lo ha indotto ad impartire ordini inattuabili, per giunta con toni del tutto inappropriati e fuori luogo, frutto della mancata conoscenza della nave e della situazione in atto (fra tutti l’ordine al Comandante di risalire a bordo tramite la biscaggina di dritta, che era invece inagibile poiché sommersa insieme alla relativa parte di prua della nave). Accusa difatti poi ritrattata dal De Falco, il quale, in un’annotazione di servizio il cui contenuto è stato confermato anche nel corso dell’esame, ha precisato che “erroneamente avrebbe fatto intendere che lo Schettino fosse stato sorpreso nell’intento di sottrarre il predetto strumento”.
Il Codacons ha dunque chiesto alla Procura di Livorno - territorialmente competente in quanto durante gli eventi riportati De Falco operava presso la sede livornese della Capitaneria di Porto - di accertare la correttezza del comportamento del capitano alla luce del ruolo di pubblico ufficiale rivestito dal De Falco al momento del naufragio, e se sussistano i presupporti per procedere nei suoi confronti per il reato di calunnia, valutando anche per il candidato del M5S la possibile interdizione dai pubblici uffici come conseguenza di eventuali reati.
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