Colpo di scena nella vicenda del Mostro di Firenze. Lady Radio ed il giornalista Francesco Pini hanno intervistato un testimone dei fatti mai verbalizzato che avrebbe potuto rivelare nuovi particolari inquietanti. Ecco la storia raccontata ai microfoni della radio fiorentina questa mattina. La sera del 29 luglio 1984 Marco (nome di fantasia) sta passando in macchina dalla strada "Traversa del Mugello", tra Vicchio e Dicomano. Poco dopo sull'altra riva del fiume Sieve si sarebbe consumato il settimo degli otto duplici omicidi del Mostro di Firenze.
Due giovani, Pia Rontini e Claudio Stefanacci, sarebbero stati assassinati mentre erano appartati su una Panda all'imbocco di una strada sterrata che interseca la Provinciale Sagginalese. Marco vede una macchina, una Renault 4 di colore rosso vivo, parcheggiata al bivio con la vecchia strada per Riconi, e un uomo che al suo passaggio nasconde il volto dietro il cofano alzato. Quell'uomo, racconta Marco, guardava dritto oltre il fiume, come se scrutasse nel punto in cui Pia e Claudio sarebbero stati uccisi di lì a poco. Marco sa che a quell'altezza ci sono un sentiero e un guado, praticabile d'estate, che in meno di venti minuti permettono di raggiungere l'altra riva della Sieve. All'indomani, dopo aver saputo che il Mostro ha colpito, si interroga su quella Renault 4 e su quell'uomo dall'atteggiamento strano, fermo col cofano aperto ma più interessato a guardare oltre il fiume piuttosto che il vano motore. Ne parla con gli amici. Per un passaparola la notizia giunge all'orecchio di Pier Luigi Vigna, magistrato allora impegnato nelle indagini sul mostro. Vigna, è la versione di Marco, lo chiama al telefono in ufficio. Gli chiede di riferirgli cosa ha visto, Marco racconta tutto quello che sa. Ma Vigna, dopo quella conversazione, non lo contatterà più. La testimonianza di Marco non sarà mai messa a verbale nero su bianco.
Ma come? Gli investigatori brancolano nel buio, un uomo con fare sospetto è stato visto poco prima di un duplice omicidio in un luogo da cui si poteva raggiungere il luogo del delitto in meno di venti minuti, e tutto questo non viene neppure verbalizzato? Perché? All'epoca Marco si convinse che, se non lo avevano più richiamato, la sua testimonianza non fosse utile. Ma gli anni non hanno cancellato qualche dubbio si quanto accaduto trentuno anni fa. Oggi Marco ha deciso di raccontarci la sua storia. Una storia di cui, purtroppo, non ci sono tracce scritte.
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