Aleggia l'ombra dei servizi segreti sulle trattative per la vendita del caffè Curtatone, al centro di un'inchiesta su droga, bancarotte fraudolente e riciclaggio, con al centro i due fratelli Sutera, Renato e Giovanni, esponenti di Cosa nostra.
Dopo l'articolo pubblicato ieri, siamo stati contattati da una fonte altamente qualificata, che ci ha spiegato come M.S abbia lasciato la Polizia, per andare a ricoprire ruoli in apparati di sicurezza interna.
E' la persona di cui abbiamo parlato a lungo, spiegando il suo ruolo nella vicenda del Curtatone. Ha contatti fitti e diretti con Luigi Morelli. L'uomo in incognito è totalmente coinvolto nelle trattative per l'acquisto del bar e intende comprarlo per lasciarlo gestire a Luigi Morelli.
Conosce i Sutera, prova a fare affari con loro ed è disposto a liquidare Renato Sutera con una parte di soldi in contanti e con una casa, da intestare alla moglie di un avvocato.
Oggi, scopriamo che M.S. non è più il poliziotto conosciuto a Firenze, dove è comunque rimasto, e dove è facile incrociarlo al Caffè Curtatone, ma è l'uomo che lavorerebbe per gli apparati interni. Ha perfino lasciato la Polizia per questo motivo.
E se il ruolo di un poliziotto fosse stato quantomeno equivoco, quello di un uomo degli apparati di Stato, disposto a comprare il bar a due esponenti di Cosa nostra, è da film di spionaggio.
Cosa c'è dietro il Caffè Curtatone? Davvero gli apparati interni avrebbero speso soldi per soddisfare i bisogni di Renato Sutera? Chi avrebbe trovato il cash per liquidare Sutera? Mica pagava lo Stato, vero?
E poi, M.S quali interessi tutelava? I suoi? Quelli dello Stato? Quelli del suo “amico Luigi Morelli”? Quelli dei Sutera?
I magistrati non omettono mai il nome dell'uomo. Anzi. M.S compare molte volte tra le tante pagine di trascrizioni. Compare, pur vivendo in incognito. Mentre questa vicenda è sempre più torbida.
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