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venerdì, 24 agosto 2012 - 17:49
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Verso Torino

Cerci - Fiorentina: la storia di un amore mai nato

Immagine articolo - Il sito d'Italia

I greci la chiamavano “ubris” – tracotanza, prepotenza, superbia, spocchia – e tra gli altri l’avevano attribuita a Polifemo. Dal monocolo al ricciolo, dallo scalcagnato cavernicolo che allevava pecore sull’isola deserta all’evoluto pedatore italico con gatto al guinzaglio per il quartiere storico di San Frediano (ma che quello dall’artra parte der torente?). Il problema di Cerci con Firenze non è stato calcistico, ma di carattere, di psicologia. Di educazione.

 

Alessio Henry di Valmontone Cerci saluta la compagnia e torna alla corte dell’unico allenatore che ne abbia esaltato il talento – e l’abbia sopportato – il mister granata Ventura. L’utlimo colpo di teatro data la notte delle pernici, fu l’Alessio non più nostro a tentare di chiudere la vertenza scatenatasi tra gli educandi gigliati e i montanari sguaiati di malga pernice: “eccove li sordi!” disse colui del qual cadeva il genetliaco quel giorno. I montanari, si sa, son duri di comprendonio e la presero male, come se lieve gesto ciociaro fosse un’offesa. Poveri stolti!

 

Aneddotti ed episodi si perdono ormai tra cronaca e leggenda, protagonista il giovane giocatore dal talento sprecato (anche i suoi più indomi difensori non potranno negargli tal epiteto) e la sua altra metà del cielo, le leggiadra e splendida Federica. Federica frequentatrice assidua di facebook, dove seppe tessere le lodi di Delio Rossi: “‘No Cerci? No coppa Italia!!! ahahaha.. ciao ciao Delio e ciao ciao tifosi viola” scrisse sulla bacheca. Federica raccontata da un tassista in un’incredibile telefonata ( mai verificata occorre dirlo) a Lady Radio. Lo chauffeur narrò di aver caricato in auto la coppia in pieno centro e, passando nei pressi di una storica meraviglia fiorentina, aver udito miss Cerci domandare: “Ma che è quer coso che ce passa tanta gente sopra e l’acua sotto?!”. L’autista, combattuto tra lo spirito fiorentino e gli obblighi di servizio sibilò: “È il Ponte Vecchio fraulen! Ci vengono dall’Alaska per vederlo!”.

 

Ci resta anche il ricordo di una leggenda, come quella del gatto al guinzaglio in San Frediano, una citazione del povero Meroni che girava con una gallina legata come un bassotto. Il calciatore forse non lo rimpiangeremo (o forse si, la nemesi è sempre in agguato), il pozzo di episodi, spunti e discussioni invece si. Ciao Alessio che tu possa trovare altrove glorie, gatti, autisti fedeli e qualcuno che alfine t’insegni un’oncia d’educazione.

 

fonte: Stefano Prizio - Squer.it

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