E Bersani ignorò Renzi

La sfida a distanza non c'e' stata. Pier Luigi Bersani, a Roma davanti ai 1500 segretari di circolo del Pd, Matteo Renzi non lo nomina. Mai. Il sindaco si e' ufficialmente, o quasi, candidato alle primarie durante l'iniziativa con gli amministratori locali a Firenze. Ma il segretario non gli dedica nemmeno mezza parola. Neanche una battuta sulla provocazione di Renzi che dice: "Siamo la maggioranza nel Pd". E il perche' lo spiega, indirettamente, lo stesso Bersani nel suo intervento. Le primarie sono importanti certo, ma piu' importante e' la credibilita' del Pd come partito che puo' governare il Paese. Quindi, "nessuna rissa", nessuna "faziosita'", ne' "tifoseria". Questo il passo scelto da Bersani. E chi si aspettava scintille tra i due competitori dovra' attendere. Perche', avverte Bersani, non c'e' fretta. "Le primarie saranno aperte e sono un importante, grande appuntamento. Ma ora abbiamo altro da fare, c'e' l'Italia. Ho indicato il percorso ma ora davanti ci sono mesi, c'e' tutto il tempo". Se Bersani si misura con il passo del maratoneta e vuole mostrarsi piu' attento ai problemi del Paese che al traguardo personale lo sfidante Renzi va di corsa. Eccome. Lascia da parte finte modestie e, a muso duro, scommette su se' stesso. O su quel "noi", ovvero gli amministratori locali, i rottamatori, le giovani generazioni che intende rappresentare. "Questa e' una partita dentro il Pd. E si gioca per vincere". E sfida Bersani nel suo stesso terreno. Quello del partito 'popolare'. "Credo che noi siamo la maggioranza nel partito democratico", dice Renzi e specifica: "Non tra chi sta in Parlamento da 30 anni ma tra chi, da 30 anni, organizza le feste di partito".