Il Teatro del Maggio musicale fiorentino si avvia verso la liquidazione. E' questo l'indirizzo emerso dall'incontro sull'ente lirico in grave crisi economica che si e' svolto stamani (ieri, ndr) a Roma, nella sede del ministero per i beni culturali, tra il ministro Massimo Bray, il sindaco di Firenze Matteo Renzi, il presidente della Regione Enrico Rossi e Francesco Bianchi, il commissario straordinario del teatro che da gennaio dirige il teatro dopo l'allontanamento dell'ultima sovrintendente, Francesca Colombo. Proprio Bianchi, come spiega una nota diffusa dallo stesso Mibac in seguito all'incontro, ''ha rappresentato la situazione, gravissima, che comporta o la chiusura o la liquidazione della Fondazione''; un'ipotesi, a quanto emerge, accettata dai partecipanti all'incontro, i quali pero', spiega ancora la nota del ministero, ''hanno chiesto al commissario un piano che consenta la continuita' e il rilancio dell'attivita' e della programmazione artistica e il raggiungimento entro un tempo prestabilito dell'equilibrio economico e finanziario''. Si tratterebbe, in sostanza, di chiudere il 'vecchio' Maggio, dal costo insostenibile (35 milioni di buco consolidato, oltre 3 quelli finora emersi dal bilancio 2012, 350 i dipendenti) per proseguirne le attivita' aprendo una fondazione piu' 'light'. In questo senso, e' lo stesso presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, a rimarcare ulteriormente la necessita' di ''un piano di rilancio produttivo del Maggio'' che accompagni ''il passaggio tecnico obbligato'' della liquidazione: ''Questo significa - dice Rossi - garantire al nuovo ente la necessaria liquidita' per lo svolgimento della propria attivita'. A questo scopo ho chiesto un intervento del governo che assicuri attraverso la Cassa depositi e prestiti la necessaria liquidita' per superare la fase di criticita' e assicurare lo svolgimento dell'attivita'. E poi ho chiesto anche la garanzia per i lavoratori, eventualmente in esubero, del posto di lavoro attraverso percorsi di formazione e di mobilita' anche in altri enti''. Proprio oggi (ieri, ndr) Cgil, Cisl e Uil, impegnati da mesi nella trattativa per il rilancio del teatro, hanno presentato una proposta di razionalizzazione dei costi che, senza metter mano a licenziamenti, tra uso dei contratti di solidarieta', sospensione di alcune voci economiche degli stipendi, riduzione dei contratti a tempo indeterminato ed internalizzazione di servizi, comporterebbe risparmi per 2,7 milioni all'anno. Una sorta di 'contropiano' rispetto alla piattaforma di tagli presentata nelle scorse settimane dallo stesso Bianchi, che prevedeva riduzioni dei costi per 6 milioni, due dei quali da ridimensionamento del cartellone di spettacoli ed altri 4 da 'sforbiciate' al costo del lavoro in teatro, con circa 120 licenziamenti (inclusa la chiusura del corpo di ballo e dei laboratori scenografici). ''Adesso, invece, si dice che l'unica via e' la liquidazione - commenta Paolo Aglietti, della Cgil - noi diciamo che e' solo un grosso pasticcio: ma probabilmente - aggiunge il sindacalista - qualcuno aveva in testa questa idea fin dall'inizio. Il problema e' che si tratta di un'idea sconclusionata, che difficilmente potra' costituire le basi di un futuro rilancio del teatro; al contrario, cosi' andiamo verso il de profundis del teatro, non si puo' sapere quello che realmente succedera'''.
(di Tommaso Galligani - ANSA)
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