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Friday, 01 August 2014 - 20:44
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La Firenze viva

Bilancio di previsione 2014, Scaletti : “Democrazia è tutela delle minoranze”

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Immagine articolo - Il sito d'Italia

“Oggi in aula sono avvenute delle cose che in tutto il mio percorso politico istituzionale non mi erano mai capitate; non ho mai visto un sindaco, non un capogruppo di un partito, ma un sindaco che deve quindi rappresentare tutti, usare parole del tipo ‘imparare la lezione’, ‘pochezza delle opposizioni’, parole che discriminano in maniera pesante e chiara il ruolo di coloro che esprimono una voce diversa, e i predecessori cui lei spesso si appella, come La Pira, non si sono mai permessi di avere parole così nei confronti di chi dissente, di chi ha un’idea diversa". Lo afferma la consigliera Cristina Scaletti (La Firenze viva). "È un atteggiamento il suo - prosegue - non giustificabile, tanto più con una forza politica, quella della maggioranza schiacciante a fronte di una minoranza di 12 persone, che però si sono rivolte a lei sempre in maniera corretta, con rispetto, argomentando entrando nel merito, raccontando cose che vedono che sentono dai cittadini; ognuno di noi dell’opposizione, con differenti toni e sottolineature, ieri ha argomentato le proprie posizioni: mai nei suoi confronti ci siamo permessi di usare parole di questo tipo e questa è l’essenza della democrazia che francamente non ho riconosciuto nel suo discorso e mi dispiace perché la facevo portatore di questi valori. Evidentemente l’arroganza del potere, quando la si esercita, non consente di capire che le proteste dell’opposizione, le istanze dell’opposizione sono da ritenere preziose e la loro tutela è importante per il rispetto della pluralità delle idee e delle posizioni. Questo ci si aspetta dal sindaco.
Ieri sottolineavo come nel bilancio, che è la traduzione scritta delle idee e delle strategia di un’ amministrazione, non si evince quale sia la visione politica della città. Voi parlate di finanziamenti: e io ieri domandavo quali finanziamenti, se essi sono soprattutto regionali europei, statali; qual è – chiedevo - l’idea della città? Si vuole fare un Firenze sostenibile, si vuole investire per la riduzione dell’inquinamento, si vuole fare di Firenze una delle città più vivibili al mondo con 300.000 euro che ha messo in bilancio per il verde? Si vuole fare di Firenze la città della cultura? Lei parla di 4 milioni in più, ma sono soldi che provengono dalla tassa di soggiorno, dallo sbigliettamento dei Musei; e come si reinvestono? Perché nel bilancio previsionale mancano 500.000 euro a favore delle Istituzioni culturali che la cultura la producono, che rappresentano la diversificazione che ancora una volta viene penalizzata? Da un sindaco ci si aspetta che l’incontro, il dialogo, l’interlocuzione, la dialettica sia sempre presente e non l’arroganza di chi davanti a tutti i consiglieri ha avuto una caduta di stile così pesante. Il suo bilancio, messo a confronto con l’opuscolo della ‘Città delle opportunità’ che ci ha consegnato, non racconta una visione di città; né la manovra sull’addizionale irpef - che qualcuno ricordava ieri avere il valore della manovra del governo sugli 80 euro - può raggiungere gli obiettivi che voi dite, di rimettere in moto il meccanismo economico, così come non lo hanno fatto gli 80 euro del governo e su questo basta vedere i dati forniti dalle associazioni di categoria. Questo significa che non bastano questi interventi parziali per la crescita di una città, non basta solo agire sulla leva fiscale, occorre però anche regalare, come suggerisce anche la stessa Unione Europea, un sogno, un’utopia e suffragarla con dati, con bilanci.
E sempre rimanendo all’esempio europeo, ribadisco che nessun sindaco in nessuna città europea si sarebbe mai permesso di fare un discorso come quello che ha fatto lei oggi, perché anche il suo partito, il Pd, quando è stato all’opposizione del governo nazionale, sa quanto sia vessante sentirsi dire che le opposizioni non devono parlare, perché può sempre capitare nella vita, nella società, nella politica di trovarsi in minoranza e allora il senso alto della democrazia - conclude - deve essere un monito per tutti”.

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