Succede ancora oggi che alcuni identificano la Chiesa con la gerarchia: diaconi, presbiteri (preti), vescovi, papa, una sorta di casta separata dal mondo che possiede la sacralità ed è al di sopra dei fedeli laici. In realtà all’interno della Chiesa non ci sono separazioni. Il popolo di Dio è uno e i ruoli hanno solo una funzione di servizio, chi ne abusa ne renderà conto davanti al Signore. Nel XXI secolo, in alcuni ambiti della Chiesa, viviamo il frutto della sua clericalizzazione avvenuta nei secoli passati in cui i vescovi e i presbiteri concentravano sempre di più nelle loro mani i ruoli di governo. I battezzati laici invece venivano relegati in una posizione subalterna, marginalizzati e non presi in considerazione nelle decisioni importanti. Una situazione che per certi versi stenta ad evolversi. Si dimentica che è il battesimo a dare pari dignità a tutti i cristiani.
Chi ha scelto di dedicarsi a Cristo e alla Chiesa nella vita consacrata (frati e suore) o nel diaconato e nel presbiterato è chiamato a stare accanto alle persone, a respirare la loro aria, a condividere le loro paure e i loro problemi. Infatti, ci ricorda papa Francesco, “si può essere clericali pur essendo un fratello consacrato o una religiosa. Non si è clericali per il fatto di celebrare messa, ma perché si crede di appartenere a tale aristocrazia”. Se la vocazione si annacqua prevale il carrierismo o ci si adagia in una vita comoda in cui si è serviti e riveriti. A questo punto il fallimento è dietro l’angolo, la Chiesa è destinata a diventare sempre più un microcosmo di “specialisti” senza senso della realtà, e i peggiori saranno proprio quelli che porteranno avanti gli studi teologici, biblici, o quant’altro perché oltre a non capire il mondo aggiungeranno la spocchia di chi non capisce il mondo. Non dovremmo sottovalutare l’esempio del “nuovo papa” messo in scena da Paolo Sorrentino, sir John Brannox, interpretato da John Malkovich, famoso per aver convertito centinaia di anglicani al cattolicesimo. Alla domanda di come ci fosse riuscito, arriva una risposta di una semplicità imbarazzante che spiazza gli interlocutori: «Parlavo loro di golf e di Hölderlin, di Montale e dell’Arsenal. E del modo che hanno le donne di accavallare le gambe».
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