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sabato, 05 maggio 2012 - 06:59
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l'articolo shock

Camillo Langone 'Togliete i libri alle donne'. Le donne ci cascano e scoppia il putiferio

Il sito di Libero cliccatissimo in questi ultimi due giorni
Immagine articolo - Il sito d'Italia

Com'era prevedibile l'articolo comparso ieri su Libero a firma di Camillo Langone ha fatto il giro del web indignando non poco il pubblico femminile.

Le donne studiano, poi magari lavorano anche, ergo non fanno figli, ergo così facendo favoriscono l'immigrazione. Questo il sillogismo alla base della teoria langoniana. D'altra parte il giornalista e scrittore parmigiano non è nuovo a certe 'provocazioni' spesso talmente dissacranti da apparire eccessive. Una fotografia della società contemporanea, la sua, non solo sempre bidimensionale ma anche sempre bicolore: non c'è prospettiva, nè distanza nè volumi, tutto o è bianco o nero. La sua ricetta poi così restauratrice da risultare paradossalmente irriverente e ovviamente inattuabile. Il più delle volte si tratta di semplificazioni non prive tuttavia di una certa suggestione, come tutto ciò che parte da un fondo di verità. La suddetta tesi alla base della diminuzione della natalità nel nostro Paese è ancor meglio illustrata nel suo libello 'Manifesto della destra divina' edito dalla Vallecchi, casa editrice fiorentina: tutto sarebbe iniziato dall'ingresso delle donne in Polizia, le stesse che facendo carriera finiscono per arrestare giovani immigrati clandestini, spacciatori o rapinatori; insomma "quei figli che non hanno fatto".

Ma un articolo di giornale, magari ben titolato, soprattutto se il direttore è Belpietro anche lui non nuovo a certe trovate editoriali, fa più notizia si sa. E certo non si può dire che stavolta non sia riuscito nell'intento.

Dissenso e stizza a go go anche da parte delle donne di Palazzo Vecchio:

"Sono analfabeta perché ho tre figli. E’ la logica conseguenza di quanto affermato dell’articolo di Camillo Langone, apparso sull’edizione online di Libero e titolato ‘togliete i libri alle donne e faranno più figli’. A sostenerlo è l’assessore Rosa Di Giorgi.
"Per trovare degli argomenti del genere  bisogna tornare al fascismo o, meglio, al nazismo. Hitler affermava che la cultura fa male ai nostri giovani che le donne dovevano essere delle sane e robuste ‘fattrici’ di figli di razza ariana. Quello che stupisce - conclude la Di Giorgi -  è che si pensava che una guerra mondiale con 50 milioni di morti fosse stata sufficiente a seppellire per sempre tali convinzioni e, invece, le ritroviamo con evidenza sulle pagine di un giornale finanziato con i soldi dello Stato, e quindi di tutti noi cittadini".

"Siamo sbalordite dalla distorta elaborazione operata da Langone nel suo articolo su Libero, che traendo spunto dalla ricerca della Harvard Kennedy School secondo cui 'le donne con più educazione e più competenze sono più facilmente nubili rispetto a donne che non dispongono di quella educazione e di quelle competenze', sentenzia "lo stretto legame fra la scolarizzazione delle donne ed il basso tasso di natalità" e sottolinea, con uno stile alla  Ponzio Pilato, che "lo dicono i numeri". 

"Le sbalordite" sono Maria Federica Giuliani (Pd) Susanna Agostini (Pd), Bianca Maria Giocoli (Fli), Claudia Livi (Pd), tutte membre della commissione Pari Opportunità.  “Le donne – aggiungono Giuliani, Giocoli, Livi ed Agostini- portano in grembo e partoriscono figli, ma non per questo possono essere considerate solo delle incubatrici umane senza aspirazioni. Né si può tralasciare le responsabilità del sesso maschile che, da secoli nei ruoli diversi del potere, influenza sempre più spesso le scelte delle donne. Se le nascite sono crollate in Italia non è certo colpa delle donne che vogliono studiare e realizzarsi come persone, ma del lavoro che non c’è, del costo della vita sempre più alto, del trattamento riservato alle donne sui posti di lavoro, dei licenziamenti solo perché si è in attesa di un figlio, degli asili nido aziendali che non ci sono, di quelli statali che mancano ...". Addirittura le esponenti della commissione Pace e Opportunità sentono l'esigenza di esprimere "piena condivisione" alla risposta fornita dell'intellettuale/opinionista Selvaggia Lucarelli, le cui parole illuminate sono state “il vero deterrente alla volontà di metter su famiglia di tante donne italiane è l'assenza di una politica di welfare seria, fatta di sussidi economici ed incentivi per le famiglie, così come di una nuova genitorialità che stenta ad emergere che veda coinvolti i padri al pari delle madri”.

"Come donna che ha studiato mi sento offesa" tuona addirittura Cristina Giachi. "Come assessore alle pari opportunità sono indignata per tutte le donne che hanno scelto di studiare".

Ma gridare allo scandalo di fronte a un'evidente provocazione è chiaramente il modo peggiore per ridicolizzarla. Compito di un paradosso dovrebbe essere quello di aprire una riflessione, di rimettere in discussione le proprie certezze non certo di dimostrarne l'assurdità usando argomentazioni tratte dalla logica e dall'esperienza comune.  Un po' come se un esercito di matematici si affannasse a dimostrare che empiricamente è impossibile che Achille non raggiungerà mai la tartaruga.

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