E' la storia di un antico gemellaggio, ambientata nel seconda metà del 1500 quando la famiglia dei Medici scelse come base operativa per la produzione della lana 'carfagna' un marchesato abruzzese, quello di Capestrano. La nobile famiglia toscana rimase lì per due secoli, poi con l'impero dei Borbone il marchesato fu suddiviso in cinque comuni; tra questi S. Stefano di Sassanio, un borgo dal fascino eterno, di quelli che solo l'Appennino sa custodire e celare gelosamente.
Oggi putroppo quel comune, situato ad appena 30 km dall'Aquila è stato colpito dal terremoto e la torre medicea che svettava e rendeva incantevole e fiero il paesaggio di S. Stefano è andata distrutta.
E' nata così l'iniziativa del Comune di Firenze in collaborazione con Antonio Natali, direttore degli Uffizi, il quale ha risposto tempestivamente all'appello del sindaco del piccolo paesino abruzzese.
Durante l'estate appena trascorsa, per oltre due mesi, in paese è stata allestita una mostra targata Uffizi di Firenze 'Condivisioni di affetti' questo il titolo. Ventitrè opere tra affreschi e sculture che hanno attirato circa 14.000 visitatori. “Un risultato incredibile”, commenta Natoli che ribadisce quanto importante sia stata questa mostra per un paesino come S. Stefano che conta appena 110 abitanti, un aiuto concreto al rilancio del flusso turistico e alla ripresa dell'economia di una zona così violentemente colpita.
Ma quello che il Comune di Firenze vuole fare per quel piccolo centro che reca ancora sulla porta d'entarata lo stemma dei Medici, è ancora di più. “La Regione Toscana ha firmato una delibera in cui si impegna a offrire la sua partecipazione al restauro della Torre. Mi impegno -dichiara Eugenio Giani a trovare le risorse e le professionalità adeguate alla ricotruzione. Per il restauro saranno necessari dai 600 agli 800 mila euro. Un terzo verrà appunto dal Comune di Firenze, dalla Regione Toscana e dall'Ente Cassa di Risparmio, un terzo dalle isituzione aquilane e un terzo dallo Stato. Ciò che conta è che “Dobbiamo far rifiorire la torre” conclude Giani che ricorda ancora l'emozione di aver dapprima, grazie a Natali, scoperto questa storia e poi di aver visitato di persona quel lembo di toscana in terra d'Abruzzo.
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