Udienza decisiva nel processo per l'omicidio di Ashley Olsen, la 35enne americana strangolata l'8 gennaio scorso nel suo appartamento in via Santa Monaca, nel quartiere di Santo Spirito a Firenze. Circa 100 persone, nell'aula bunker di Santa Verdiana, hanno ascoltato per oltre 4 ore la testimonianza di Cheik Diaw, difeso dagli avvocati Antonio Voce e Federico Bagattini, il 27enne senegalese unico imputato per omicidio volontario. Presenti in aula i parenti di Ashley, padre, madre e sorella, difesi dagli avvocati Giacomo Vinattieri e Michele Capecchi, ma anche molti amici di Cheik che oggi la Procura di Firenze individua come l'assassino della giovane americana.
Apparentemente tranquillo, felpa grigia, jeans e scarpe da ginnastica, Cheik Diaw risponde ad ogni domanda del pubblico ministero Giovanni Solinas e spiega la sua verità, raccontando un particolare che capovolge le certezze granitiche dell'accusa.
“Quando sono andato via Ashley era viva, era in piedi sul soppalco e mi ha buttato un bacio” ripete varie volte Cheik rispondendo alle domande del pm e spiega che non ha “mai” preso per il collo la donna neanche nella lite che hanno avuto e che l'uomo ha descritto approfonditamente come tutto il resto di quella tragica notte.
Alle 7.21, come confermano le immagini delle telecamere in cui Cheik si è riconosciuto, i due entrano nell'appartamento di via Santa Monaca. “Eravamo ubriachi, siamo stati sul divano” racconta l'imputato e “abbiamo parlato della vita sociale, mi ha chiesto se lavoravo e se ero fidanzato” spiega Cheik. “Ashley preparava cocaina e voleva sniffare” prosegue “ed io ho fatto dei tiri e poi mi sono accorto che avevo l'ultima sigaretta”.
Un racconto verosimile con quelli che sono i rilievi orari delle telecamere. Infatti Cheik Diaw esce dall'appartamento di Ashley alle 8.42 per farne rientro alle 9.39, quasi un'ora in cui l'uomo si aggira spaesato per le vie di Santo Spirito, chiedendo informazioni e non trovano l'appartamento della donna.
Ma è questo lasso orario, esattamente alle 9.20, che è partita una telefonata ad un numero “11..” senza che venisse digitata la terza cifra. Sono le prime due cifre di un numero d'emergenza che Cheik ha spiegato di “non aver composto” ma “di aver notato quelle due cifre sul telefono”. Ma ricolloca questo particolare all'interno della casa di Ashley ed in sua presenza, in un contesto completamente diverso rispetto a quello riscontra dai tabulati.
Quindi quella chiamata perchè è partita? E perchè proprio mentre Cheik è tra le vie di Santo Spirito? Questo è un particolare su cui l'unico particolare su cui l'uomo ha fornito una ricostruzione approssimativa, dovuta a suo dire anche dallo stato di ubriachezza in cui si trovava.
E i due rapporti sessuali avuti con Ashley si sono consumati solo al rientro dell'uomo nell'appartamento. “Sono arrivato in casa e Ashley aveva solo le mutandine” racconta Cheik. Poi i rapporti consumati e la lite nata subito dopo il secondo. “Ero in bagno e ho sentito un rumore strano - prosegue - poi lei ha iniziato a urlare 'vai via perchè sta arrivando il mio ragazzo e succede un casino', abbiamo litigato e mi ha trattato come un cane e allora l'ho spinta per terra”.
Cheik viene chiamato a rispondere delle condizioni di Ashley e di quello che accade dopo, ma il 27enne racconta che la donna “stava bene, diceva che le faceva male la testa ma eravamo molto ubriachi” spiega l'uomo che aggiunge anche le rassicurazioni giunte dall'americana. “Non ti preoccupare non c'è niente di cui devi chiedere scusa” gli avrebbe detto Ashley, ma questa è anche la situazione in cui l'uomo, dicendo di essere comunque molto ubriaco, contestualizza quella chiamata al numero '11..'.
Ma Cheik insiste, “non era in pericolo, non c'era sangue, mi ha detto di andare via perchè arrivava il ragazzo”. E questo arrivo del fidanzato della donna, il pittore Federico Fiorentini, avrebbe generato in lui la “paura” che ha spiega in aula rispondendo ad una delle tante contestazioni del pm Solinas.
Da qui l'uscita dall'appartamento e una descrizione delle ultime immagini che il senegalese sembra aver impresse bene nella mente. “Ho preso dal tavolo i telefoni e lo zaino e per errore anche il cellulare di Ashley (che l'uomo utilizzerà una volta a casa, ndr)” racconta l'imputato che ricorda, e ripete più volte nel corso della sua deposizione, l'ultima immagine che ha di Ashley. “Ha fatto un salto sul letto, poi l'ho salutata 'ciao, me ne vado' e lei mi ha buttato un bacio. Era viva, era in piedi sul soppalco”.
E' questa la versione che Cheik Diaw fornisce nel corso della sua testimonianza. E' sicuro che Ashley Olsen fosse viva e lo ha detto al presidente della corte Raffaele D'Isa e ai dieci giudici popolari, rappresentando quell'uscita della casa dovuta, a suo dire, dall'arrivo del fidanzato della donna Federico Fiorentini. L'uomo che il giorno dopo scoprirà il cadavere di Ashley. Si è chiusa la fase dibattimentale che lascia spazio al dubbio di un'ipotesi alternativa, seppur suggestiva e totalmente esclusa dagli investigatori, che gli avvocati Voce e Bagattini hanno evidenziato nel corso delle numerose udienze.
Fissate le discussioni previste il 6 ed il 19 dicembre, con eventuali repliche e camera di consiglio il 22.
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