E' una vicenda oscura che merita assoluto approfondimento per la delicatezza delle conversazioni. Sono le intercettazioni pubblicate da Il Fatto Quotidiano , nell'articolo di Vincenzo Iurillo e Marco Lillo, e che riguardano il presidente del Consiglio Matteo Renzi, allora ancora sindaco di Firenze. Nelle conversazioni c'è anche un telefonata dell'attuale primo cittadino fiorentino, Dario Nardella, allora ancora numero due di Palazzo Vecchio.
E' il "5 febbraio 2014 - scrive il Fatto - quando già la staffetta era matura, alla Taverna Flavia di Roma pranzano in quattro: il vicesindaco (poi sindaco) di Firenze Dario Nardella, il generale della Guardia di Finanza allora a capo di Toscana ed Emilia-Romagna Michele Adinolfi, oggi comandante in seconda della Gdf, il presidente dei medici sportivi Maurizio Casasco e l’ex capo di gabinetto del ministro Tremonti nonché presidente di Invimit, società di gestione del risparmio che amministra immobili pubblici ed è di proprietà del ministero dell’Economia, Vincenzo Fortunato".
Poi il passaggio che coinvolge l'ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano e suo figlio Giulio, oltre ai riferimenti al premier Enrico Letta e la nomina a sorpresa del generale Saverio Capolupo, anziché di Adinolfi, al vertice della Finanza. "In questo contesto" scrive il giornale "l’attuale numero due della Guardia di Finanza (Adinolfi, ndr) dice che il figlio di Napolitano “Giulio oggi a Roma è potente, è tutto”. Poi sembra dire che il capo dello Stato sarebbe ricattabile perché “l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro e (Enrico, ndr) Letta ce l’hanno per le palle, pur sapendo qualche cosa di Giulio”. Nardella non fa una piega, anzi" l'attuale sindaco di Firenze, secondo il Noe, dice "che la strada è più semplice. Bisogna fare la legge elettorale e andare alle elezioni anticipate”. Poi dice che Letta gli sembra “andreottiano” e “attaccato alla seggiola”. E allude malizioso: “A meno che non ci sia anche da coprire una serie di cose, come uno nomina sei mesi prima il comandante, perché… a me è venuta la Santanchè pensa, che dice tanto tutti sanno qual è la considerazione di Giulio Napolitano. Prima o poi uscirà fuori”. Insomma, il segreto non sarebbe più tale. “Se lo sa la Santanchè, vabbè ragazzi”.
La conversazione tra Nardella e Adinolfi prosegue con il finanziere che "resta sul tema: “Giulio oggi a Roma è tutto o comunque è molto. Giusto? Tutto, tutto… e sembra che… l’ex capo della Polizia … Gianni De Gennaro e Letta ce l’hanno per le palle, pur sapendo qualche cosa di Giulio”. Nardella commenta criptico: “A quello si aggiunge, quello è il colore…”, seguono parole incomprensibili. Fortunato pensa al potere del figlio del presidente: “Comunque lui è un uomo, c’ha studi professionali, interessi. Comunque tutti sanno che lui ha un’influenza col padre. Come è inevitabile… ha novant’anni c’ha un figlio solo”. Nardella concorda: “È fortissimo!”. Adinolfi: “Non è normale che tutti sappiano che bisogna passare da lui per arrivare” e Nardella sembra accennare a un possibile conflitto di interesse: “Consulenze, per dire consulenze dalla pubblica amministrazione”".
Anche su questi fatti citati il presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato invitato a riferire in aula alla Camera dei Deputati dai parlamentari M5S.
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