Queste sono le ultime immagini in vita di Riccardo Magherini, il 40enne fiorentino morto in Borgo San Frediano a Firenze durante un fermo dei carabinieri la notte del 3 marzo scorso. E' l'immagine di un uomo allegro, di ottimo umore che scambia battute e saluti con i proprietari e i clienti del ristorante Neromo dove è andato a mangiare.
Riccardo Magherini in quella cena non dà certamente l'immagine del matto. Anzi. Appare un uomo tranquillo e sereno. Impensabile che possa morire poche ore dopo. E' molto conosciuto nella zona e si intrattiene a scambiare qualche parola con i presenti. Si affaccia a vedere la Fiorentina che gioca in posticipo nella stanza accanto. E' a cena con due suoi amici e con il console dell'Arabia Saudita in Italia. Parla sorridendo con i vicini di tavolo. Abbraccia salutando alcune persone. L'ex promessa della Fiorentina mangerà una pizza accompagnata da mezzo bicchiere di vino rosso. I suoi amici spaghetti allo scoglio e polpo bollito con un bicchiere di vino bianco e dell'acqua. Sarà l'ultima cena di Riccardo Magherini.
Ma quella notte si capisce subito che qualcosa non torna. Basta ascoltare la telefonata del medico che soccore Magherini alla centrale operativa del 118. Il tono della voce è molto preoccupato. Chiede “urgentemente” della responsabile. “E' un ragazzo che è stato immobilizzato dai carabinieri, trovato da noi immobilizzato, girato in Acr”. Il medico comunica alla responsabile della centrale operativa che lo porteranno a Santa Maria Nuova “massaggiando”. La sensazione è che il medico sappia già che Riccardo Magherini è morto ma verrà comunque trasportato in ospedale. “Madonna, ma ha preso roba questo?” chiede la responsabile del 118. “Eh, adesso ti dico di sì, poi ne parliamo” risponderà il dottore. Perchè “adesso ti dico di sì”? E dopo cosa c'è da parlare?
Anche i carabinieri la mattina del 3 cercano di recuperare le informazioni sulle cause della morte. Il capitano Cattaneo chiama un maresciallo che è andata all'istituto di medicina legale per ritirare i referti di Magherini. “Paziente trovato in asistolia”. "Che vuole dire dottore?" chiede il maresciallo. “Senza battito” spiegherà il medico che gli consegna il referto. “Dopo riferito stato di agitazione psicomotoria con probabili allucinazioni visive” continua a leggere il carabiniere al capitano che prende nota. Probabilmente, da quanto si evince nel sottofondo della telefonata, sta preparando gli atti di polizia giudiziaria. Quelli con le 17 indagini svolte dalle 3.05 alle 8 della mattina, molte delle quali prima di avvisare il pubblico ministero. “E qui segna, segna infine” spiega il carabiniere al telefono “presenza di lesioni su più parti del corpo”. “Prego..scusami?” chiede il capitano. “Presenza di lesioni su più parti del corpo” ripete il maresciallo.
Eppure quella notte i carabinieri intervenuti non riferiscono in alcun modo della presenza di lesioni ben visibili sul corpo di Magherini. Anzi, il maresciallo Castellano, intervenuto in Borgo San Frediano nel fermo del 40enne fiorentino, parlando al telefono con il capitano Cattaneo suggerisce “una perquisizione in casa” “per eventuali sostanze stupefacenti”. Così come auspica pur non essendo un medico che venga “fatto subito il tossicologico a questo” con chiari riferimenti ai prelievi autoptici. E' ancora il maresciallo Castellano a chiedere che il capitano Cattaneo verbalizzi con loro i fatti “così almeno siamo (con gli altri tre carabinieri, ndr) al di sopra di ogni sospetto”. Ma sarà proprio Castellano a svolgere le prime indagini dopo la morte di Riccardo Magherini lasciando calare un legittimo dubbio sull'operato dei carabinieri quella notte.
L'8 gennaio è fissata l'udienza preliminare per i sette indagati, i quattro militari responsabili del fermo ed i tre volontari della Croce Rossa intervenuti con la prima ambulanza. Per loro la procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di omicidio colposo. Per uno dei militari c'è anche l'accusa di percosse.
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