I certificates sono uno strumento finanziario che conosce una buona diffusione anche in Italia. Pur non essendo paragonabili ai CFD per numero di utilizzatori, i certificates stanno conoscendo un periodo di forte espansione grazie alle loro caratteristiche e al fatto che suscitano le simpatie degli investitori.
Esistono molte tipologie di certificates e forse anche in questo risiedono le ragioni del loro successo presso il pubblico. Tra i più conosciuti ci sono i certificati a leva che vengono utilizzati per ottimizzare le operazioni di investimento e possono essere a leva fissa o dinamica. Grazie a questo tipo di certificates l’operatore può decidere di impostare limiti come lo stop loss e il take profit per mantenersi sempre in controllo della sua posizione.
Certificates: uno strumento regolato da norme fiscali
Visto il crescente numero di utilizzatori dei certificate come strumento finanziario di investimento, in tanti cominciano a chiedersi quali sono le norme fiscali che li regolano, in altre parole, come ci si regola in quanto a tassazione.
Secondo meteofinanza.com, portale di riferimento del settore finanziario che ha dedicato una serie di approfondimenti allo strumento finanziario certificates, da un punto di vista fiscale sono considerati strumenti ad alta efficienza e per questo in quanto alla normativa sulla tassazione vengono classificati come redditi diversi. Al momento della dichiarazione questa identificazione non cambia a prescindere che si siano realizzate plusvalenze o minusvalenze.
Questo tipo di regolamentazione è dovuto al fatto che i certificates portano sempre a ottenere importi aleatori e cioè che si verificano soltanto a determinate condizioni e in particolari eventi. Ma come sono messi i certificates dal punto di vista delle aliquote fiscali?
Quando si verificano plusvalenze con i certificates viene applicata un’aliquota al 26%, è questo quanto previsto dalla normativa. La stessa normativa concede agli investitori che abbiamo realizzato minusvalenze con altri strumenti finanziari di usare le plusvalenze ottenute con i certificati come forma di compensazione.
Alcune particolari norme dedicate specificamente ai Certificates. Risale al 2013 il provvedimento che impone che solo alcuni certificati siano soggetti alla tassazione sulle rendite finanziarie, la cosiddetta Tobin Tax. La normativa prevede l’applicazione dell’aliquota a tutti quei certificati che hanno come sottostante azioni italiane, ovvero di Borsa Italiana, che presentano capitalizzazione non inferiore a 500 mila euro.
Ora che manca poco alla fine dell’anno, in molti si sono organizzati per le scadenze fiscali incluso il termine di recupero fiscale delle minusvalenze maturate nel corso del 2014. In questo particolare momento c’è una tipologia di certificati efficienti per gli investitori che consente il recupero parziale o totale delle minusvalenze nel proprio zainetto fiscale.
Stiamo parlando dei certificati che prevedono il pagamento di una maxi cedola entro pochi mesi dall’emissione. In questi giorni di fine anno un noto emittente di certificati di investimento ha completato la quotazione sul SeDeX di Borsa Italiana di una serie di certificati Cash Collect, su panieri di azioni che prevedono il pagamento di una maxi cedola alla fine del primo mese di vita, entro il 28 dicembre.
Il vantaggio di questa tipologia di certificate è quello di assicurare un provento importante entro la fine dell’anno, ovvero in tempo utile per evitare di perdere le minusvalenze maturate nel 2014 dal proprio zainetto fiscale. L’investitore che decide di acquistare i Maxi Cash Collect alla fine del mese di dicembre può utilizzare una maxi cedola incassata per limare le eventuali minusvalenze presenti nei propri conti. Ciò causa una riduzione di queste per un importo pari alla plusvalenza ricevuta, quindi si procede a un accredito lordo del provento.
Per avere diritto alla cedola è necessario acquistare i Certificati Maxi Cash Collect entro il 22 dicembre. Quindi si ha a disposizione ancora poco tempo per completare l’operazione.
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