Riprendono le coppe europee: 10 anni fa l’ultima apparizione della Fiorentina

Sono finalmente riprese le due massime competizioni europee per club, anche se il formato di questa seconda parte di Champions ed Europa League sarà del tutto inedito: una volta terminate le partite di ritorno degli ottavi di finale, fase alla quale entrambi i tornei erano rimasti in seguito alla sospensione forzata, la UEFA ha optato per un nuovo formato, la Final Eight. Le otto squadre sopravvissute agli ottavi si scontreranno con partita secca in campo neutro fino all’arrivo in finale: niente più andata e ritorno ai quarti e in semifinale dunque, in un susseguirsi di partite a distanza ravvicinata tutte giocate in quel di Lisbona; un cambiamento che può avvantaggiare alcune squadre e penalizzarne altre. Soprattutto per quanto riguarda la Champions League, torneo del tutto particolare dove a trionfare non è per forza la squadra più forte sulla carta, questo nuovo formato apre a nuove possibilità; andiamo ad analizzarle.

Champions League: il trofeo agognato da tutti i calciatori protagonisti

Non c’è ombra di dubbio: la coppa dalle grandi orecchie è l’unico trofeo in grado di soddisfare la voglia di gloria dei calciatori moderni ed è diventato il metro di misura anche per gli allenatori dei migliori club del continente. La Champions, però, è per pochi. Come spiega l’ex calciatore Panucci, vincitore in due occasioni con il Real Madrid e il Milan, le partite di questo torneo sono “massacranti” tanto dal punto di vista fisico quanto mentale e la qualità di gioco dà sempre un vantaggio in più, soprattutto quest’anno con un percorso più breve e fatto di partite secche. Per Panucci, rimane difficile fare pronostici sull’edizione 19/20 targata Heineken, opinione condivisa dalle scommesse calcio che, al 10 agosto, danno Manchester City, Bayern Monaco e PSG come prime tre favorite rispettivamente a quota 3,25, 4,33 e 6,50. Nonostante le squadre italiane del Belpaese abbiano sempre ben figurato in Europa, sono ormai 10 anni che nessuna di loro riesce a portarsi a casa il titolo: l’ultima fu l’Inter del triplete nel 2010, vittoriosa nell’ultima edizione disputata dalla Fiorentina a livello europeo. Cosa deve fare la viola per tornare al vertice?

La Fiorentina in Europa: un percorso lungo che ha bisogno di basi solide

Sembra ieri, eppure ne è passata di acqua sotto i ponti: l’era Prandelli, il ritorno al vertice con Montella e poi le insoddisfazioni e i tumulti ai piani alti, culminati con la vendita della proprietà al nuovo presidente Commisso, che fin dalle prime uscite ha fugato qualsiasi dubbio sul proprio carattere e personalità. La stagione 2019/2020, nonostante fosse iniziata con i migliori auspici dopo il rinnovo del contratto di un giocatore fondamentale come Chiesa e l’arrivo di Franck Ribéry, ha preso subito una brutta piega e ha portato all’esonero di Montella, a cui è subentrato Iachini. Il nono posto, frutto dell’inizio incerto, è il punto di partenza da cui i gigliati devono ricostruire. Il progetto c’è, gli investimenti pure: si tratta ora di continuare a seminare e saper aspettare con pazienza i frutti del proprio lavoro. L’Europa che conta non è poi così lontana.