Ieri il Consiglio Comunale, riunitosi in Palazzo Medici Riccardi dalla mattina, ha approvato il rendiconto 2015.
Nove i voti contrari da parte delle forze di opposizione presenti al momento della votazione. Di seguito l'intervento dell'Assessore al Bilancio Lorenzo Perra:
"Oggi, anziché soffermarmi sui tanti numeri o sugli aspetti formali del Rendiconto 2015, che abbiamo avuto modo di discutere nelle commissioni consiliari e nei Quartieri, voglio ripartire dalla costruzione del contesto in cui i conti del Comune di Firenze si sono formati. E per farlo dobbiamo ripartire dalle condizioni inziali con cui abbiamo costruito il bilancio di previsione dello scorso anno, oltre alle condizioni che sono intervenute nel corso del 2015.
È utile sommariamente ricordarle.
Lo scorso anno assumevamo di partire con minori disponibilità in entrata per 26 milioni di euro, causati da riduzioni di trasferimenti statali per 23 milioni, a cui si aggiungevano 3 Milioni di tagli delle imposte (riconducibili alla riduzione dell’addizionale Irpef operata nel 2014).
Inoltre assumevamo di dover destinare a “nuove” spese oltre 24milioni, a FCDE (per 17milioni €, al netto di quanto accantonato per la Tari per 6,1 milioni), 2,3 milioni di fondo rischi e oltre 5,2 milioni/anno di finanziamento trentennale del disavanzo derivante dal riaccertamento straordinario dei residui.
Nel 2015 siamo quindi partiti con 50 milioni di euro di risorse in meno rispetto a quelle disponibili per le spese correnti nel 2014.
Non potevamo inoltre prevedere di dover spendere per far fronte a terribili eventi atmosferici (come si sono verificati a marzo ed ad agosto) per oltre 6 milioni di euro.
Lo scorso anno è stato inoltre il primo di applicazione delle nuove regole contabili introdotte con il Dlgs 118/2011: la contabilità armonizzata, il principio della competenza finanziaria potenziata, per cui le obbligazioni debbono essere registrate quando l’obbligazione diventa esigibile.
E, come ricordato nei numeri dallo scorso anno, siamo stati chiamati ad accantonare a fondo svalutazione i crediti di dubbia esigibilità, secondo nuove regole e con percentuali crescenti in 5 anni.
Quando abbiamo impostato le nostre politiche di bilancio per recuperare tale gap di disponibilità di risorse, abbiamo fatto delle scelte chiare.
Lo abbiamo fatto innanzitutto partendo da alcune assunzioni.
Innanzitutto constando che la pressione fiscale italiana è elevata. Nel 2015 è stata in media del 52,2%. Circa 900 € in più della media pro capite europea. Gli italiani pagano, a testa, 1.037 euro in più all'anno rispetto ai contribuenti tedeschi, 1.409 in più degli olandesi, 2.313 degli inglesi e 3.300 degli irlandesi. Peggio di noi solo gli austriaci, gli svedesi, i belgi e i francesi.
Per far pagare meno tasse – si sa - è necessario che lo Stato nel suo complesso agisca sul fronte della razionalizzazione della spesa pubblica; con tagli agli sprechi e alle inefficienze.
Abbiamo quindi scelto.
E abbiamo deciso di diminuire la pressione fiscale sule persone fisiche residenti (e di redistribuire in parte il carico sui non residenti, utilizzatori di Firenze), di ridurre le spese correnti (ad invarianza di servizi resi), e cercando di preparare il campo per una sostanziosa spesa per gli investimenti da poter sostenere negli anni successivi.
Siamo quindi andati in controtendenza a tutti i Comuni italiani, come ci stanno certificando tanti i commentatori in questi giorni. Abbiamo completato la riduzione dell’Irpef (che girando per cassa ha avuto i propri effetti contabili sul 2015), mentre tutti l’aumentavano; non abbiamo toccato le altre tasse e le tariffe (tra le più basse in Italia, penso alla Tari) e i canoni a carico delle famiglie, e abbiamo invece previsto nuove agevolazioni a loro favore.
Così sulla Tasi non abbiamo sfruttato la possibilità di applicarla agli inquilini, come hanno fatto molti Comuni italiani e come parte dei consiglieri di minoranza ci chiedevano di fare.
Abbiamo introdotto nuovi sgravi fiscali ai settori economici in crisi o a quelli potenzialmente colpiti da esternalità negative (in relazione ai cantieri tramvia).
Abbiamo invece agito sull’imposta di soggiorno, adeguandola alla crescente pressione turistica e andando a stanare gli evasori delle locazioni turistiche (accertando 28milioni di € di questa entrata, quasi 5milioni in più del 2014).
Abbiamo beneficiato di positivi dividendi delle partecipate, che avevano chiuso tutte in utile nel 2014.
E abbiamo fronteggiato una crisi di liquidità enorme. Come sapete, i principali pagamenti delle imposte si concentrano in due momenti dell’anno. E abbiamo quindi deciso di attingere per 57milioni di euro in anticipi di tesoreria. Ma questo ha significato pagare sempre tutti i nostri fornitori. Con una tempestività inferiore di 10 giorni del limite, che è sceso a 28 nei primi tre mesi del 2016. E tutto questo nell’anno di entrata in vigore della fatturazione elettronica.
Abbiamo pagato l’80% dei residui passivi (per 164 Milioni €), e complessivi 1,6 miliardi di € nel 2015.
L’anticipo di tesoreria non è stato un segno del fatto che i conti fossero fuori ordine. È stato semmai un segnale che abbiamo dato all’economia locale ed italiana, per contribuire ad evitare tensioni finanziarie nelle imprese che, ricordo, è stata la principale causa di fallimento originata dalla crisi economica del 2008.
I conti del Comune di Firenze non sono mai stati così in ordine.
Abbiamo iniziato a costituire fondi adeguati per i crediti originati dagli accertamenti del 2015. E con il riaccertamento straordinario dei residui e la costatazione di oltre 150milioni di disavanzo abbiamo iniziato a recuperare quanto non era più esigibile del passato.
Non abbiamo bloccato le spese, ma anzi ci siamo messi nelle condizioni per affrontare al meglio il sostenimento della spesa per gli esercizi successivi.
Alcune cose, in relazione alle entrate correnti sono poi andate meglio del previsto. Abbiamo sfondato i capitoli delle entrate tributarie, grazie alla lotta all’evasione, grazie ad un’economia cittadina che dà segnali di ripresa, soprattutto nel settore turistico.
Con l’avanzo di amministrazione del 2015, tenuto conto della competenza, dell’avanzo di amministrazione 2014, del fondo pluriennale vincolato, della gestione dei residui e vista l’applicazione dei vincoli all’avanzo, abbiamo constatato il riassorbimento del disavanzo applicato al 2015 con il riaccertamento straordinario dei residui.
E tutto questo è un dato positivo!
Non è stato tuttavia un anno facile. Non senza complicazioni (oltre a quelle citate, si ricorda l’introduzione dello split payment per l’IVA).
Ma lo abbiamo gestito, con il bilancio, al meglio.
È vero, abbiamo speso meno per investimenti di quanto volevamo. Abbiamo potuto infatti disporre di 76 milioni di euro di entrate accertate a Titolo IV, in larga parte destinate al finanziamento della tramvia, i cui SAL abbiamo interamente onorato.
Ma ci siamo messi nella condizione di spendere per investimenti molto di più, non appena le regole di patto di stabilità fossero state cambiate (come è avvenuto con la Legge di Stabilità per il 2016).
Abbiamo infatti ottimizzato la struttura finanziaria del nostro debito, attraverso la rinegoziazione di alcuni mutui (riducendone il tasso medio) e l’estinzione anticipata di altri. Siamo ad un valore dell’incidenza degli interessi complessivi rispetto alle entrate correnti del 2,92%, 2,7 volte al di sotto del limite imposto dalla legge.
Per questo abbiamo contratto mutui a fine anno per 50 milioni (a fronte di una restituzione di 30).
E quest’anno realizzeremo investimenti come mai siamo stati in grado di fare nel passato. Proprio grazie alla gestione dei conti del 2015.
Ora il paradosso della discussione di questo bilancio, è che le cose siano andate meglio del previsto.
E quindi ci troviamo in una condizione migliore per affrontare il 2016.
Ma dobbiamo essere contenti di questo!
Abbiamo costruito il contesto di finanza pubblica in cui agire meglio, e gli strumenti di programmazione urbanistica e del commercio che ci consentono di progettare la città del futuro e attrarre nuove opportunità di vita e di impresa.
Certo non siamo interamente soddisfatti (nessun fiorentino lo è mai). E dobbiamo imparare dai nostri risultati.
E allora, noi, governo di questa città, siamo davanti a un bivio: vogliamo fare dei passi modesti, ma importanti per migliorare, oppure fare un grande balzo verso la trasformazione? Io credo che diamo il meglio di noi quando osiamo di più.
Finora, abbiamo realizzato un buon inizio, ma non abbiamo osato abbastanza.
Siamo una piccola città, con meno di 400mila abitanti, ma con un'immensa storia e un altrettanto immenso potenziale. C'è un'attitudine temeraria, nel carattere fiorentino. E c'è n'è una cauta. Entrambe hanno il loro tempo e la loro stagione. La cautela nasce dal buon senso, un'ottima qualità locale. Ma ci sono tempi in cui la cautela equivale a una ritirata e in cui una ritirata è pericolosa.
Ora, alla fine della più grande crisi economica degli ultimi 100 anni, è tempo di allargare i nostri orizzonti. Abbiamo la condizione economica per farlo.
Dobbiamo investire in strade, piazze, scuole, parchi, strutture sociali e dello sport.
E oltre agli investimenti, dobbiamo introdurre un nuovo contratto fiscale coi fiorentini, redistribuendo le opportunità.
E questo passa per tre punti:
1) Continuando ad efficientare la spesa corrente (poiché lo Stato sociale moderno deve essere attivo, non passivo, deve porre la cooperazione al posto del paternalismo. Questo è ciò che può fare una società civile moderna, con servizi pubblici e welfare riformati).
2) Aumentando la capacità delle entrate comunali (attraverso la lotta all’evasione, e al miglioramento delle la capacità di incasso)
3) E redistribuendo le entrate facendole gravare di più sulla rendita.
Questo ci consentirà alla fine delle nostre azioni di abbassare ulteriormente le imposte. Anche a carico delle imprese, facendo al contempo crescere gli investimenti duraturi.
Ecco cosa intendo con redistribuzione delle opportunità.
Ma questo significa anche cambiare definitivamente la politica e la macchina amministrativa.
Con il rendiconto che vi sottopongo al voto oggi non ho tutte le risposte. Non ho in mano tutte le leve.
Ma ne abbiamo azionate molte che ci consentiranno di assicurare la modernizzazione di Firenze".
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