La 'coppia' dell'Indiano Oliviero Fani e Luisa Chiavai Nocentini, torna a far parlare di sé e della casina all'interno del parco delle Cascine, infatti Fani, difeso dall'avvocato Federico Bagattini, è imputato insieme a Giuseppe De Luca, in un processo per concorso in appropriazione indebita.
Al centro dell'accusa 45.000 euro versati da una famiglia fiorentina sia per l'acquisto di un cavallo, sia per la quota d'ingresso da pagare per “tutti i soci” dell'associazione “Amici dell'Indiano”, creata “appositamente per partecipare al bando del comune”, ed assegnataria della Casina sotto il viadotto.
Peccato però che la consegna del cavallo, costato 35.000 euro, non sia mai avvenuta né tantomeno la famiglia fiorentina, difesa dall'avvocato Massimiliano Manzo, ha mai partecipato alle attività dell'associazione della casina, basti pensare che all'inaugurazione del 2013 parteciparono Fani, Chiavai Nocentini, l'imprenditore/socio cinese Lorenzo Zheng, e l'allora sindaco di Firenze Matteo Renzi. Tutti presenti con tanto di foto dove però non c'era nessuna traccia della famiglia fiorentina che aveva pagato le quote iniziali. Neanche invitata.
Le vicende della Casina dell'Indiano sono state al centro di uno scandalo che ha portato alla revoca della concessione dell'immobile da parte del Comune e alle dimissioni dal Cda di Firenze Fiera di Luisa Chiavai Nocentini (nominata dal sindaco). Fani e la donna avevano infatti chiesto 30.000 euro a chi scrive per prendere in gestione 'sottobanco' quell'immobile del Comune.
Tutto era finito su due video pubblicati da Libero provocando non pochi malumori a Palazzo Vecchio anche per via delle dichiarazioni della donna che vantava rapporti diretti con il sindaco Dario Nardella e con alcuni dirigenti comunali. Luisa Chiavai Nocentini fu costretta a lasciare anche l'incarico professionale con StarHotel per aver spifferato a chi scrive di una donazione di oltre un milione di euro al Comune e poi effettivamente avvenuta. Per Fani invece se si sono aperte le porte degli scandali poi proseguiti con la revoca dell'ex ippodromo Le Mulina.
Ed è toccato proprio alla donna salire sul banco dei testimoni davanti al giudice Santaniello e rispondere alle domande. L'ex consigliera di Firenze Fiera ha cercato subito di spiegare come nell'affare della Casina abbia “perso tutto” e che si sia trattato di “una brutta storia”. Ha poi confermato come la quota iniziale “venne anticipata” dalla famiglia fiorentina per “le spese del bando del Comune” sostenendo che fosse solo una parte di quelle sostenute per ristrutturare l'immobile rimasto comunque aperta solo per pochi mesi.
Ma il rapporto tra Fani e la famiglia fiorentina è andato a precipitare soprattutto quando l'uomo “ha preso una bottiglia da dietro la scrivania del suo ufficio al Cit e ha minacciato di romperla in testa” ad un componente della famiglia che lamentava la restituzione dei soldi. Inoltre le telefonate nei mesi successivi di Fani sono state molte, ma soprattutto registrate, e l'avvocato Manzo le ha consegnate al giudice.
Un'altra parentesi torbida di una storia, quella della casina dell'Indiano, che è destinata a rimanere nelle aule di tribunale. Prossima udienza a dicembre.
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