Le indagini della polizia sono partite dalle denuncia della madre di uno dei ragazzini, che aveva scoperto la conversazione su Whatsapp tra il figlio e il presunto adescatore arrestato per pedofilia (vedi articolo correlato).
Per adescare i ragazzini l'uomo spiava i loro profili facebook in modo da intercettare i loro gusti. Dotato di una personalità definita "eclettica" dagli stessi investigatori, era in grado di proporsi in modo diverso a seconda delle preferenze del giovane. Così si spacciava di volta in volta come
appassionato di moto, o di calcio, o come esperto di musica.
Spesso, conquistata la fiducia dei ragazzini, si faceva inviare immagini e video che li ritraevano in pose hard. Poi passava alle vie di fatto proponendo degli incontri e convincendoli ad avere rapporti sessuali con lui, sempre non protetti, in cambio di soldi. Offriva dai 30 ai 300 euro. Denaro con cui i
minorenni, nessun dei quali proveniente da famiglie con problemi economici, acquistavano vestiti di marca e cellulari di ultima generazione. Secondo quanto appreso, alcuni si sarebbero tirati
indietro all'ultimo momento, giudicando l'offerta economica troppo bassa. Gli incontri avvenivano in auto, in luoghi appartati come i parcheggi dei cimiteri o dei supermercati in orario di chiusura. In un caso il 40enne, invaghitosi in modo particolare di un 16enne, lo avrebbe costretto a salire in auto
minacciandolo con una pistola. Nell'occasione però i due non avrebbero consumato un rapporto.
Tempo prima l'uomo, persona "ad alta pericolosità sociale" come viene definito dal gip nelle carte, avrebbe minacciato addirittura la fidanzatina del 16enne per allontanarla da lui.
Il primo arresto del 40enne per reati relativi alla prostituzione minorile risale al 2008. In passato avrebbe adescato le giovani vittime anche con regali, tra cui apparecchi elettronici e in un caso un motorino. Finito ai domiciliari per alcuni mesi, nel 2013, avrebbe continuato ad adescare minorenni
usando lo smartphone.
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