Nuova produzione per la Fondazione Teatro della Toscana in arrivo al Teatro della Pergola di Firenze ; il 24 debutterà infatti "Ciao" uno spettacolo di Walter Veltroni in cui si racconta l'impossibile rapporto tra un padre, il suo, Vittorio Veltroni, morto troppo giovane e un figlio, Walter appunto, rimasto orfano troppo presto. Tratto dal romanzo del giornalista, scrittore e politico, e con la regia di Piero Maccarinelli, "Ciao" è l'incontro tra i due che si ritrovano inaspettatamente ad affrontare tutta una vita, quello che è stato rispetto a ciò che sarebbe potuto essere.
Saranno due grandi attori ed interpreti a raccontarci questa storia, Massimo Ghini nel ruolo di Walter e Francesco Bonomo in quelli del padre. Due personaggi che si incontrano, due percorsi umani molto diversi.
L'età dei personaggi sono rovesciate rispetto ai ruoli: Vittorio Veltroni, famoso giornalista radio e televisivo, è un giovane uomo, il figlio Walter, invece, ha il doppio dei suoi anni. Ma è un figlio e come tale deve ricevere, più che dare. Cerca di capire la vita, il carattere, la storia del padre, di comprendere se è come l’aveva immaginata, come gli amici gliel’avevano raccontata. Scorrono allora le parole dell’infanzia, i paesaggi, i volti trasformati dal tempo e Roma, quella più bella. Quella della radio e della televisione che Vittorio, ragazzo timido e geniale, ha contribuito a fondare. Qual è l’eredità di un padre che non c’è mai stato? Forse la malinconia, certe tristezze improvvise, la voglia di scherzare e di prendersi in giro, il ricordo commosso della donna che li ha amati. Ciao è un viaggio attraverso il dolore della perdita e la meraviglia della ricerca delle proprie radici, dove le parole si mescolano e si intrecciano fino a rivelare ciò che unisce davvero un padre e un figlio.
“Ciao è un percorso di autoanalisi personale e politica di una storia che conosco - racconta Massimo Ghini – io e Walter Veltroni siamo cresciuti insieme perché andavamo a scuola nello stesso liceo di Roma, abbiamo condiviso l’impegno politico, conosco la vicenda raccontata nel libro e la ritrovo nella mia: i miei genitori si separarono che ero piccolo, poi papà morì altrettanto giovane. Quando è uscito, gli ho raccontato d’averlo letto con molta fatica, non per come era scritto, ma perché mi emozionavo: ci ho messo molto a finirlo”.
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