Partite di cocaina e marijuana fatte arrivare dalla Germania e dall'Albania in Italia, in particolare a Firenze, dove si trovava la base della banda, e Prato. La droga era nascosta su autovetture destinate all'esportazione in paesi extra Ue. È quanto scoperto dai carabinieri, che questa mattina hanno sgominato un'organizzazione criminale con l'arresto di 9 persone, otto albanesi e un italiano, a seguito di ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip di Firenze su richiesta del pm della Dda fiorentina Giulio Monferini. In corso le ricerche di altri 2 componenti della banda, localizzati all'estero.
Il gruppo criminale è stato scoperto nel corso di accertamenti sulle fonti di approvvigionamento di droga in città. La droga arrivava con spedizioni piccole ma frequenti (di solito di poco superiori a un chilogrammo). I corrieri della droga erano componenti della banda e tutti incensurati. Le spedizioni venivano coperte con impieghi di facciata, in particolare col trasporto di auto destinate all'importazione extra Ue. Il gruppo usava vetture che venivano acquistate in Germania, intestate al corriere e dotate di una targa prova, necessaria per l'esportazione in Albania. Durante il viaggio per imbarcarsi a Brindisi, i corriere consegnavano le partite, fatte arrivare in Germania dai paesi Bassi, ai referenti su Firenze e Prato. Per paura di essere pedinati dalle forze dell'ordine, i corrieri usavano stratagemmi come improvvise inversioni di marcia, più giri alle rotatorie, passaggi col semaforo rosso. Inoltre, si inviano messaggi sms contraddittori per eludere eventuali controlli degli investigatori. Se uno di loro veniva arrestato, il traffico di droga cessava del tutto, anche per mesi, fino a che le acque non si fossero calmate.
Tra gli arrestati anche il capo dell'organizzazione, un 32enne albanese che prima viveva a Firenze, ma dopo l'arresto di un complice si era trasferito nella cittadina di Erfstadt, in Germania, diventata la nuova base decisionale del gruppo. Tra i clienti dell'organizzazione non solo pusher ma anche consumatori diretti. A questi ultimi la droga veniva consegnata a domicilio, nelle cassette della posta. (ANSA)
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