Nei corridoi del Palazzo si rincorrono voci sui possibili successori alla Presidenza del Consiglio Comunale. Lunedì scorso durante la seduta consiliare il presidente Eugenio Giani ha annunciato il suo trasferimento in Consiglio Regionale al posto dell'amica e collega Alessia Ballini scomparsa il 2 febbraio dopo unalunga malattia. I nomi che sembrano andare per la maggiore in questo momento sono Valdo Spini e Tea Albini, entrambi esponenti autorevoli e di certificata esperienza, ma di certo “non dei renziani” per usare l'espressione di Riccardo Sarra, Capogruppo Fli. Ma non sarà forse che come nel conclave si entra da papi e si esce cardinali? Il Pd non si sbilancia, ostenta una certa prudenza, dissimulando sicurezza e coesione interna al partito. Sarebbe anche una bella e gradita novità, se non fosse che tale atteggiamento sembra piuttosto quel che si chiama 'fare buon viso a cattivo gioco'. “Non ne abbiamo ancora parlato, e poi c'è tempo, più di un mese” risponde Elisabetta Meucci (anche il suo di nome aleggia tra gli uffici dei gruppi consiliari); “E' ancora tutto da vedere” ribadisce Francesco Bonifazi Capogruppo del Pd. Nonostante tanta reticenza qualcosa però viene fuori, quel tanto che basta per intuire che il mare è tutt'altro che calmo. E se l'opposizione non si sottrae e azzarda persino valutazioni politiche, la maggioranza al contrario schiva il quesito sottintendendo abili strategie di Palazzo: “Credo che sia interesse della maggioranza, al momento non compatta, fare un nome che faccia da mediatore, una persona d'esperienza, che abbia polso, un non renziano per intenderci”, dice candidamente Sarra. Dunque all'accomodante Giani succederebbe una figura che faccia da trade-union tra le due anime del pd fiorentino? E se poi le anime fossero anche più di due? E che ne è della politica 'rottamatoria' tanto sbandierata da Renzi, quella per intenderci dei volti nuovi? Cecilia Pezza per esempio o Caterina Biti, due giovani e per di più donne: questa si sarebbe una vera 'svolta'. Ma i nomi non sembrano piacere troppo ai colleghi 'di consumata esperienza': “Due devono essere i criteri di scelta – confessa Susanna Agostini – l'appartenenza politica, così da creare la giusta convergenza a garanzia di pari rapporti tra le varie formazioni politiche, vecchie e nuove, poi il genere: sull'idea di una donna sono d'accordo, non necessariamente però una giovane”; l'idea che però questo potrebbe contraddire l'impostazione di Renzi non sembra turbarla affatto, quindi l'affondo “Renzi si scelga pure gli assessori”. Che quella della Agostini sia una non troppo velata autocandidatura? Stefano Alessandri dalla sua è più che certo che un nome esista già ma che non corrisponda a quelli resi noti “Ci stanno provando!” è il suo commento. Ne vedremo delle belle.
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