"Il paesaggio è la rappresentazione materiale e visibile della Patria con i suoi caratteri fisici particolari, pervenuti a noi attraverso la lenta succesione dei secoli". Prendendo spunto dalle parole di Bendetto Croce, Gian Antonio Stella afferma: "Se la Patria si vede dal paesaggio, la nostra è messa male". Giudizio senza appello, quello dello sferzante autore, durante la presentazione della suo ultimo libro "Vandali. Assalto alle bellezze d'Italia" (Rizzoli), scritta a quattro mani con Sergio Rizzo, stasera alla Biblioteca delle Oblate. Le immagini proiettate fanno accapponare la pelle, palazzi storici lasciati a sè stessi, siti archeologici abbandonati, beni paesaggistici divorati dagli abusi edilizi. Nemmeno la Toscana è immune dall'incuria, ad Asciano in provincia di Siena, non sono bastate le ripetute segnalazioni dell'associazioni Italia Nostra ad impedire il crollo del millenario campanile di Badia Rofeno. A Cascine di Tavola a Prato, nel complesso cinquecentesco di Lorenzo il Magnifico, da tempo abbandonato, dovevano nascere una serie di monolocali, grazie all'intervento di Italia Nostra e Legambiente è stato impedito. Lo stesso si dica delle gualchiere di Bagno a Ripoli, macchinari di epoca medievali, ricoperte di vegetazione, oggi classificate come beni alienabili, quindi vendibili. L'assessore regionale alla cultura, Scaletti, presente alla presentazione, ha promesso di impegnarsi affinché queste macchine preindustriali, che hanno permesso a Firenze di essere all'avanguardia nella manifattura laniera, rimangano patrimonio della collettività. L'assessore, nel ringraziare Stella, ha poi puntualizzato: "Senza cultura, senza bellezza, c'è omologazione. Si creano solo mostri, nascono così multiplex, outlet, centri commerciali. Tristi, brutti e tutti uguali". Senza raccontare tutto il libro, che consigliamo vivamente di leggere per capire il fallimento della politica italiana, ricordiamo soltanto il caso di Pompei, "metafora dell'Italia". Agghiaccianti le parole del governatore del Veneto Zaia: "E' una vergogna pensare di spendere 250 milioni di euro per quei quattro sassi di Pompei". Da criminali i lavori svolti all'antico teatro è stato utilizzato il cemento armato, "anzichè restaurare si è ristrutturato". Il teatro è ormai perso per sempre, grazie alla politica del commissario Marcello Fiori voluto dall'ex ministro Bondi. La ditta Socavo che ha svolto i lavori non ha avuto nemmeno l'accortezza di coprire il cemento armato, "non hanno fatto neppure finta". La serata si chiude con le parole di Curzio Malaparte, un vero e proprio monito a tutti gli italiani: "La peggior forma di patriottismo è chiudere gli occhi di fronte alla realtà, [...] un popolo sano e libero, se ama la pulizia, i panni sporchi se li lava in piazza".
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