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Problemi? BUM! La soluzione è ammazzare. Così Sutera parlava al Curtatone

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

In un fazzoletto di vie di Firenze si respira odore di mafia, con affari molto sporchi. E' quanto emerge dall'inchiesta sul traffico di droga internazionale, bancarotte fraudolente e riciclaggio di denaro al caffè Curtatone, che ha portato in carcere i fratelli Sutera, Renato e Giovanni, insieme a due sodali, e che vede 11 persone indagate dalla Procura di Firenze. 

 

PERSONAGGI EQUIVOCI - Le carte, in mano agli inquirenti, hanno già fatto emergere l'ampio coinvolgimento di soggetti decisamente equivoci, tutti a colloquio con Luigi Morelli, sodale dei Sutera e figura centrale dell'inchiesta. 

 

Con lo spregiudicato imprenditore brindisino, con un passato da politico, parlano personaggi ambigui come M.S., agente dei servizi segreti, rimosso dall'incarico dopo che abbiamo pubblicato la notizia in cui raccontavamo come, l'ormai ex 007, ed ex poliziotto, avesse trattato sia l'acquisto del Caffè Curtatone, sia la 'liquidazione' per Renato Sutera (100mila euro cash e una casa da intestare ad una prestanome).

 

Ma oltre ad uno 007, spicca anche la presenza, per il buon fine della trattativa, di Michele Micalizzi, pregiudicato mafioso con un lungo passato criminale proprio in Sicilia. Era il boss dei perdenti, un uomo d'onore, condannato per l'omicidio dell'agente di polizia Cappiello, e invischiato nella triste storia della morte di Calogero Di Bona, maresciallo di polizia penitenziaria all'Ucciardone, strangolato e bruciato in un forno a Palermo.

 

RENATO SUTERA, IL DIRETTORE - Tuttavia, ciò che è chiarissimo, dall'inchiesta Affari di Famiglia, è la figura criminale di Renato Sutera, il dominus. Lui fà e disfà dentro quel bar. Pretende di essere chiamato“direttore”, specie quando si chiude dentro il suo ufficio, ricevendo clienti, amici e conoscenti. E' in quella stanzetta, preceduta da tre scalini, che pianificava le sue operazioni e dove è stato intercettato per ore. 

 

Renato Sutera esce dal carcere nel 2009, dopo un arresto per usura (assolto nel processo 8 anni dopo), e subito prova a mediare la vendita delristorante Pantarei, insieme ad un noto ristoratore di Borgo San Frediano.

 

L'operazione non va a buon fine, così qualche mese dopo si butta sul Curtatone. Prima fa il consulente alle precedenti proprietarie, madre e figlia, alle quali riesce a 'scippare' il bar con “un atteggiamento di sopraffazione”, come lo descrivono gli inquirenti. 

 

EMINENZA GRIGIA IN JAGUAR- Da quel momento inizierà il suo impero al Curtatone. Renato è “un'eminenza grigia”, spiega un suo amico avvocato/socio, descrivendolo ai magistrati. Sutera tuttavia è ufficialmente “senza reddito e senza occupazione”, però gira su una Jaguar X6 e, abita nelle case assegnate agli indigenti, a Firenze. Per lo Stato italiano non possiede nulla, tranne una vecchia impresa edile, la Big game srl. 

 

L'ARRIVO A FIRENZE -Eppure, Renato a Firenze è conosciuto. Nel capoluogo toscano arriva a inizi anni 90, dopo aver scontato una condanna per i fatti del 1982 a Palermo, dove, con il pregiudicato mafioso Matteo Corrao, ha partecipato ad una rapina in gioielleria e al tentato omicidio del proprietario, ferendo gravemente anche un poliziotto nel conseguente conflitto a fuoco.

 

Sutera riesce immediatamente a stabilire rapporti in città, grazie alle conoscenze siciliane che gli aprono le porte per la gestione di alcuni locali notturni, come l'ex discoteca Gallery in via Villani, e al tempo stesso continua la sua attività edile tra Firenze e Montecatini. Poi arrivano i guai per un'inchiesta su usura e l'arresto che lo toglie dalle scene per qualche tempo. Fino al ritorno 'in grande' con il Caffè Curtatone. 

 

CHI E' RENATO SUTERA - Dai dialoghi intercettati dagli investigatori, idealmente, spicca il ritratto di Renato Sutera. Il “direttore”, come pretendeva di farsi chiamare da chi si rapportava con lui dentro al bar. Un nomignolo che incarna esattamente il Sutera, vero dominus di tutta l'operazione.

 

Vive alla ricerca di soldi, tra debiti da pagare e la coltivazione da finanziare, ma dalle sue parole non emerge mai preoccupazione. Anzi, come lo chiama Annunziata Rizzo (prestanome indagata, nda), Sutera è “il risolutore”

 

SOLUZIONE E' AMMAZZARE - Ha una soluzione per tutto. Come quando, gli investigatori, lo intercettano per ore in macchina con il criminale spagnolo Ruben Crespo Guerra, anche lui finito in carcere. Dialoghi che non lasciano spazio all'immaginazione e rendono chiara la volontà di Renato Sutera. 

 

I due sono in macchina, e sono partiti da Firenze alla volta di Bergamo per incontrareil trafficante di droga albanese, Delia Pavlin, detto Paolo, ai domiciliari a Bergamo, arrestato per un'altra storia da 10 kg di marijuana.

 

Quando parla Sutera è esplicito, perchè pensa di non essere intercettato.“Io vado nella sua casa..tu non dai? Bum! Non c'è problema”.

 

Il 'direttore' è chiarissimo con il suo sodale e gli fa capire quali sono i suoi metodi. Infatti, se il soggetto di cui parlano, un basista del posto, non farà quello che dice lui, Sutera andrà a casa sua e farà bum,“una espressione che non farà prefigurare nulla di buono”, annotano gli investigatori descrivendo il dialogo. 

 

Sutera, parla dei chili prodotti dalla coltivazione di marijuana e annuncia allo spagnolo che, se ci saranno problemi con i compratori di erba,“la soluzione è ammazzare”“Se non pagano bum”, e per quel bum si intende proprio il rumore del colpo esploso dalla pistola. Lo imita spesso Sutera. E gli inquirenti annotano. 

 

LA SPAGNA -Sutera, effettivamente, si tratterrà per mesi a Calafell, nella provincia di Tarragona, in Catalogna, per seguire di persona la crescita delle piantagioni di marijuana, “le bambine” come le chiamano al telefono.

 

Salvo rientrare in Italia per cercare di risolvere i fallimenti del Curtatone e provare a venderlo a 1,5 milioni di euro (1 milione per i debiti e 500mila “a nero” come liquidazione personale.

 

PALERMO - Altri passaggi delle intercettazioni tratteggiano Renato Sutera. Legato alla sua terra, Palermo, alla quale vuole destinare la qualità migliore di marijuana prodotta, in accordo con il suo vecchio socio Matteo Corrao, pronto a inserire sul mercato palermitano almeno i primi chili di erba prodotta. “A vendere 3-4 chili.. in tre giorni non ci vuole niente”gli spiega il Corrao.

 

La qualità del prodotto è una delle poche cose che lo preoccupano.“Perchè se io porto in Sicila quella e non è buona, è un problema. E dopo?” spiega Sutera a Guerra. “E' un problema”risponde laconico lo spagnolo. “Dopo non c'è mondo, perchè il mondo è piccolo, capisci?”chiarisce Sutera. 

 

LA FAMIGLIA -Tra i pensieri del “direttore” del Curtatone c'è anche la sua famiglia, alla quale, ogni mese, sono destinate le “buste” con gli stipendi cash, per la moglie dell'uomo, Vincenza, e per la figlia Alessia.

 

Sempre allo spagnolo, spiega di voler tenere fuori la famiglia dai suoi affari, “la mia vita insieme a mia casa no. Io metto piede in casa mia e sono un'altra persona” confida al sodale.

 

LA COLTIVAZIONE DI MARIJUANA -Sutera racconta di avere rapporti da“almeno 8 anni”con i trafficanti di droga albanesi, e dalle conversazioni emerge, come anche in passato, avessero già avviato una coltivazione di marijuana. 

 

Un processo molto laborioso e dispendiosoper l'attrezzatura che serve alla produzione, e gli spazi da destinare alle piantagioni. Magazzini e case che Sutera affitta e deve pagare. A questo gli servono i soldi del Curtatone, a finanziare le spese 'vive' dell'operazione. 

 

I RISCHI - E' un'operazione pericolosa, e Sutera ne è perfettamente consapevole. Specie quando, con lo spagnolo, pianifica l'arrivo in Italia del carico di droga. “Nessuno deve conoscere il camion. Nessuno! Perchè il camion quando viene in Italia è traffico internazionale, capito? Prendiamo 20 anni, capito?”.

 

L'AMICO DI SAN FREDIANO - Ma l'uomo al tempo stesso si vanta della coltivazione di marijuana con il (solito) noto ristoratore di Borgo San Frediano. un decino al mesemi arriva tranquillo! Ed io sto bene con un decino al mese?.. o no? (..) perchè io non voglio rischiare.. (..) sto a casa mia tranquillo.. quando c'è da intervenire per tranquillizzare le cose, tutti sanno che devono stare al loro posto sennò mi tocca fare l'azione!”.

 

E ancora, registrano gli investigatori, Sutera gli racconta che è soddisfatto per aver “acchiappato un bel giro (..) in tutte le città dove vogliamo andare.. Saragozza..Valladolid..Barcellona.. quelli si trovano da tutte le parti..c'abbiamo i nostri.. davvero!”.

 

Questo è Renato Sutera, oggi detenuto nel carcere di Prato. Un uomo senza scrupoli, che dimostra di essere spietato con chi lo ostacola. 

 

Un uomo che comunque è riuscito a costruire e calcolare rapporti che gli hanno consentito di agire e fare 'cassa' per le sue attività illecite. 

 

Un bar che nascondeva intrecci e dove ha provato a metterci le mani anche un uomo dei servizi segreti. Perchè con il Curtatone Sutera ha fatto 'mangiare' molte persone, affamandone però moltre altre. E forse non è ancora finita. 

 

 

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