Lunedì scorso sono stati arrestati un 28enne boliviano e la sua complice Jazmyn Arraga, 29enne peruviana per tentata estorsione. Era lui l'uomo che si celava dietro le telefonate che da due mesi tormentavano la fidanzata e sua sorella. Tutto ha inizio il 25 maggio quando la madre delle ragazze, peruviana residente a Firenze, viene arrestata all'aereoporto di Madrid mentre tornava nel capoluogo toscano, perché trovata in possesso di 3 chili di cocaina. Se la donna fosse al corrente oppure no del contenuto del pacco non è ancora chiaro, certo è che al momento è reclusa nel carcere della capitale. Spesso la solidarietà tra connazionali fa sì che alla richiesta di portare oggetti o viveri ad un familiare lontano non si dica mai di no. Ma è anche vero che i peruviani sono maestri nel nascondere la droga nei posti più impensabili, addirittura nei dolci o in statue sacre. Fatto sta che a distanza di mesi i parenti della donna arrestata iniziano a ricevere telefonate sempre più pressanti con la richiesta di 40 mila euro come risarcimento della droga sequestrata. Dall'altro capo della cornetta la voce richiedente è femminile. A spaventare le figlie è soprattutto il fatto che la donna dimostra di conoscere tutto della loro vita: i loro spostamenti come pure il loro domicilio. Terrorizzate si recano in Questura e sporgono denuncia alla squadra narcotici. Appare subito chiaro agli inquirenti che c'è sotto qualcosa, di solito chi subisce una perdita economica con un sequestro di droga, non abbandona l'arrestato, anzi si occupa delle spese legali proprio perché ha paura di essere tirato in ballo. In più le telefonate arrivano su di un numero nuovo da poco attivo, i cui contenuti sono così precisi tanto da far pensare che dietro ci sia per forza un persona di famiglia. Infatti le indagini condotte dal dottor Ferri e dal dottor Bocciolino portano all'identificazione del boliviano e di Jazmyn Arraga. L'uomo, regista dell'operazione, suggeriva a Jazmyn, la sua ex fidanzata, cosa dire. Quando le ragazze sporsero denuncia, ad accompagnarle in Questura era stato proprio il boliviano legato sentimentalmente a una di loro. Alla luce degli indizi raccolti contro i due malfattori, il Gip Pezzuti ha emesso l'ordine di custodia cautelare carceraria per i reati di estorsione. Si è così appurato che i due non c'entravano niente con la precedente storia di droga, ma approfittando della vicenda hanno tentato senza alcun scrupolo di tirar su un po' di grana.
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