Dal 1863 (data di introduzione del regolamento del gioco del calcio) al 1939, le squadre di calcio scendevano in campo senza numeri di gioco sulla schiena. I primi 13 anni di storia della Fiorentina sono dunque un susseguirsi di calciatori non legati a cifre matematiche. Nomi iconici della Viola storica, dal centravanti fiumano Rodolfo Volk al centrocampista Vittorio Staccione, sembrano oggi quasi spersonalizzati senza un numero da associare alle loro figure. Volti, scarpini e tanta passione in un calcio in bianco e nero che oggi sembra quasi spersonalizzare questi calciatori lontani anni luce dai look stravaganti e dai capricci (anche per l'assegnazione dei numeri della stagione) dei loro colleghi contemporanei. Ad ogni modo, grazie all'introduzione dei numeri di maglia dal campionato 1939-40, questo gap visivo verrà colmato dando un numero ai paladini della viola e a tutti i calciatori tout-court. Fino al 1995-96, stagione che introdusse l'utilizzo di numeri di maglia personalizzati, i calciatori scendevano in campo con maglie anonime, numerate dall’1 all’11 assegnate dall'allenatore seguendo di norma i ruoli canonici del calcio: 1 il portiere, 2 terzino destro, 3 terzino sinistro, 4 mediano di centrocampo e via discorrendo. Questo legame aritmetico tra calciatori e numeri ha portato in passato a litigi tra “prime donne” e a scelte di gusto e associazioni fiabesche quanto meno discutibili si ricordi il 7 del giocatore della Lazio Nani, o il 44 dell'ex Perugia Gatti (in questo caso i diritti d'autore vanno allo Zecchino d'oro).
La centralità del potere magico dei numeri prende forza quando in campo l'alchimia tra la bravura degli interpreti e la Kabala creano soluzioni indimenticabili. Come non citare il leggendario legame del 10 al genio dei più grandi artisti del calcio come Maradona, Baggio, Zico, Platini, Rivera e Zidane, solo per citarne alcuni. La scaramanzia e la legge della Kabala tornano in auge poi soprattutto quando si tratta di giocare e in particolare a Natale, quando si tirano fuori tombole e macchine per la roulette e tra sette e mezzo e assi piglia tutto, la fantasia dei tifosi viaggia associando ad un determinato numero fortunato, quel campione adorato che con la sua tecnica ha regalato momenti di pura gioia.
Perché come citava qualche tempo fa una nota canzone dedicata al compianto genio argentino del calcio Diego Armando
Maradona, "la vida es una tombola" o se vogliamo la vita è un giro di roulette o meglio, l'affannoso e incerto percorso della pallina lanciata dal croupier, enigmatico demiurgo di giocate, diventa ed è sinonimo esistenziale. Del resto anche il tifo è vita e così mescolando gioco e passione i numeri della roulette, della tombola o delle carte da gioco possono anche diventare calciatori.
Ad esempio come non citare in questo caso il 13 di Davide Astori ritirato dalla Fiorentina (e dal Cagliari) in onore del compianto difensore di San Giovanni Bianco, scomparso prematuramente ad Udine nella tragica giornata del 4 marzo 2018 alla vigilia della sfida con l'Udinese. Il numero 10 ha un valore meno triste e può essere associato al talento di Giancarlo Antognoni, capitano e bandiera della Viola a cavallo tra gli anni '70 e '80, con 429 presenze in viola (recordman della formazione toscana) che difendendo i colori di Firenze vinse una Coppa Italia e una Coppa di Lega Italo-Inglese. Altro 10 rimasto nei cuori dei tifosi è quello del portoghese Rui Costa, eroe della storia più recente della Fiorentina che condusse i gigliati alla conquista di due Coppe Italia e di una Supercoppa Italiana. Il 9 dell'argentino Gabriel Omar Batistuta è associato al secondo cannoniere più prolifico della storia della squadra (207 gol) dopo lo svedese Kurt Hamrin (che invece si schierava in campo con il 7 e mise a segno ben 208 gol con la Viola). Cercando un accostamento numerico più esotico si potrebbe pensare al 29 di Edmundo che arrivando a Firenze nella stagione 1997/98 scelse questa cifra salvo poi ripiegare sull'11 nella sciagurata successiva annata che portò alla rottura con il club fiorentino dovuta alla nota fuga del carnevale di Rio. Il 23 di Manuel Pascal, oltre ad essere il numero fortunato per eccellenza, porta alla mente un giocatore rimasto fedele alla causa viola per 11 stagioni avendo difeso il blasone cittadino con tenacia e abnegazione.
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