“Macchie d’anima”. Una novità letteraria che finalmente serve a tagliare un traguardo prestigioso: dare vita reale a chi si è espresso con la pittura.
Immaginate perciò di entrare in una galleria dei Macchiaioli e, mentre osservate le opere, di assistere a un prodigio: i dipinti si animano, parlano e si muovono.
L’arte diventa vera, adempiendo appieno all’assunto di questi pittori, il cui intento era di aderire alla realtà con schietta naturalezza.
Come i loro quadri, i racconti di Anna Maria Scaramuzzino evocano la fragranza di odori e sapori, luci e colori di una Toscana passata, ma non del tutto perduta, visto che ne condividiamo i luoghi e il gusto. La città di Firenze ne costituisce il nucleo, la colonna portante. A cominciare da quella che oggi i disinvolti divulgatori di notizie definirebbero - comodamente e basta - come “location”, senza pensarci più di tanto. Insomma, quello che allora era il “Caffè Michelangiolo”: luogo d’incontro, a volte anche di scontro, ma fucina di idee per i cosiddetti Macchiaioli, giovani artisti rivoluzionari con un pennello che veniva per la prima volta usato in maniera volutamente diversa rispetto al passato. E i respiri e i sospiri di quella città che era da relativamente poco stata anche fugace capitale del Regno d’Italia, si percepisce tutta.
Firenze, forse stavolta non solo culla, ma più prosaicamente molla, catapulta per un movimento nuovo che aveva l’ardire di mettere in discussione l’indiscutibile.
E quel Caffè Michelangiolo, dove si davano appuntamento i vari Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Adriano Cecioni etc., diventa ora grazie al libro della Scaramuzzino, luogo di una ripartenza per un viaggio tra i colori, tra le “macchie”…. che si fondono con le vicende
personali di chi disegnò su tela quelle pennellate che in tanti hanno evitato di approfondire. E a volte perciò l’etichetta non ce la fa a contenere e a descrivere il tutto. Un’opera che serve anche a far respirare quella “particolare” Toscana a chi non l’ha mai conosciuta, a chi l’ha solo sfiorata, a chi l’ha dimenticata. Ci sono tutti o quasi i grandi Macchiaioli: le loro storie, a volte sconosciute, individuabili oppure nascoste nei loro quadri. Vite e aneliti che l’autrice ha saputo far rivivere ridando risalto e colore a un periodo affascinante che non merita l’oblio a cominciare appunto da dove tutto…. è cominciato: dal Caffè Michelangiolo che ora sa rianimarsi per rianimare.Anna Maria Scaramuzzino, nata a Campiglia Marittima, laureata in lettere presso l’Università di Pisa, giornalista, studiosa dei rapporti tra arte e letteratura, ha scritto sull’opera di Carpaccio e insegna Italiano e Latino nei Licei.
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