Prende il via il processo per la morte di Riccardo Magherini, il 40enne deceduto durante un fermo dei carabinieri in Borgo San Frediano, con l'udienza preliminare che vedrà dibattere la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Firenze nei confronti di quattro carabinieri e tre volontari della Croce Rossa. Proprio il legale dei tre volontari intervenuti quella notte, l'avvocato Massimiliano Manzo (nella foto) che con Andrea Marsili Libelli difende i soccorritori, in vista dell'udienza preliminare, ha commentato l'importante appuntamento al Palazzo di Giustizia.
"Affrontiamo questa udienza con grande serenità e fiducia nella giustizia, abbiamo approfondito le carte delle copiose indagini" ha dichiarato Manzo "ed è emerso quello che i volontari avevano sempre sostenuto e cioè che gli stessi si sono attenuti al protocollo che inibisce un intervento in caso di "scenario non sicuro" e non potevano certo mettere in dubbio la parola di quattro militari che rappresentavano Magherini come aggressivo al loro arrivo, lo tenevano con vigore, facendo apparire lo stesso immobilizzato e non immobile".
"E' stato impedito un loro intervento" chiosa il legale dei volontari e "ciò è comprovato anche dalle telefonate in atti del momento e fatte a caldo. Peraltro, a nostro avviso, e come trapelato dalla coraggiosa famiglia Magherini, alle 1.30-135, il povero Riccardo era già morto".
"Inoltre, il protocollo dei volontari impone, come detto, che se i militari non autorizzano, per motivi di sicurezza, le cure al paziente, l'equipaggio deve attendere il via libera in tal senso" ha proseguito Manzo auspicando che "questa udienza sia importante per dare giustizia anche di una versione tutta di parte raccolta la notte del decesso, con marchiane violazioni di ogni regola di procedura. Basti pensare che una delle imputate da me rappresentate è stata sentita, da due dei carabinieri oggi imputati, accanto al corpo di Riccardo Magherini che era stato dichiarato morto da cinque minuti". "In quel verbale - continua il legale - si è fatto dire ciò che si voleva ad una persona sconvolta per la morte di un giovane. Del resto, tutte le testimonianze rese quella notte si sono trasformate - e non poco - nelle successive audizioni".
"Credo che la famiglia Magherini abbia il diritto di conoscere la verità sulla morte di Riccardo" ha ribadito Manzo. "Voglio, però, aggiungere che non vivo questo processo come un processo all'Arma - ha precisato il legale - ho tanti amici Carabinieri fantastici e l'errore eventuale di quattro persone non incide sulla mia stima per il Corpo". "Peraltro, può capitare anche ad avvocati di commettere errori e non per questo deve essere vista come una guerra contro la categoria" ha concluso il legale ricordando come "in tutte le categorie possono verificarsi degli errori".
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