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il caso del giorno

#RipManuela, l'adolescente che inventa il suicidio sui social network

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Immagine articolo - Il sito d'Italia

#RipManuela è il trend del giorno su Twitter. Manuela Hs Stylinson è viva ed è soltanto un'adolescente con tanti problemi. Tanti. Scriviamo che “è viva” perchè stanotte alle 4 aveva annunciato tramite i social network (Thumbrl) l'intenzione di suicidarsi. Anzi, era morta. Così, inventa la giovane, ha ingerito “tutti i farmaci del mondo”.

Manuela Hs Stylinson, e per il cognome s'intende l'unione tra i nomi di Harry Styles e Louis Tomlison degli One Direction, ha deciso di simulare un suicidio ed informare i suoi amici dei social. Ma perchè una ragazza è felice nel vedere dei 'like' alla notizia del suo suicidio? Perchè una ragazzina simula il suicidio dalla sua cameretta, mette nel mezzo i genitori, scrive prima che è morta e poi è resuscitata dopo una lavanda gastrica? Poveretta.

 

E' normale che i giovani facciano viaggi nella loro mente. Ma qua forse più che di un viaggio si tratta di un problema grave che ha colpito questa ragazza e non solo. La superficialità di raccontare un gesto del genere sui social network è la fotografia della realtà di una generazione. Probabilmente Manuela è malata. E va curata.

 

Ma prima dobbiamo chiederci che valore abbiano nelle vite dei nostri ragazzi i social network. Sembra assurdo, ma a quell'età possono contare più di una famiglia. Il mondo di Facebook e dei social, fatto di frasi e citazioni al limite della filosofia, innescano quel meccanismo per cui i problemi adolescenziali possono essere condivisi fino all'eccesso. Devono essere condivisi. Per avere la commiserazione e la pena di persone che probabilmente neanche ti conoscono. Alle quali ti accomuna solo il fatto che siete fan di alcuni personaggi americani. C'è la necessità di provare quell'emozione che la vita reale non ti da. Il contrasto di sentimenti. L'odio verso il mondo reale e l'amore per quello virtuale. Tutto capovolto.

Probabilmente Manuela è malata. E va curata.

 

Purtroppo il suo film è andato avanti nella sua testa. Erano appunto le 4. Il padre alle 6.30 si sveglia, “come fa sempre per andare a lavoro” e la trova stramazzata al suolo. La corsa 'disperata' verso l'ospedale con i medici che la danno per morta dopo un'ora ma si accorgerebbeo invece che con una semplice “lavanda gastrica” la ragazzina sarebbe resuscitata. E questo è successo. Ma la cronaca della 'passione' della giovanotta passa anche da un post del “padre”.

 

“Sono il padre di Manuela. Il profilo rimarrà attivo. Stiamo facendo il possibile con i medici per riportare in vita la mia piccolina, l'unica figlia che abbia mai avuto”.

Come spesso accade, il messaggio è diventato virale con centinaia di commenti di solidarietà e persone intente a disperarsi davanti al monitor del pc. Sì, i social network fanno anche questo.

Ma con il passare dei minuti e i continui post di Manuela, il popolo del web ha capito la bufala inventata dall'adolescente. E i commenti non sono stati teneri. Dai “mi piace” di qualche ora prima si passa agli inviti più crudi, duri, offensivi ma anche fatti di tanta ironia.

 

“ho detto a mia madre che quando morirò dovrà rispondere ai messaggi delle mie amiche ed al mio cane di aggiornare tutto su facebook altrimenti gli altri si preoccupano”. “Bella, compra della benzina, versatela addosso, prendi un accendino, datti fuoco”. “Tu invece sei il cancro”. “Ma non ti fai schifo da sola?”. “MUORI PUTTANA”. “Ma chittesencula”. “Ma ancora nun te sei sparata...”. “Sei il mio vomito”.

 

Lei, #ripManuela, fa la divertita. Quasi snobba i commenti. Continua a ripetere che è tutto vero, a ringraziare chi l'aiuta e le sta vicino con quei messaggi che solo Facebook ti può lasciare. Ringrazia anche i genitori, che probabilmente ignari di tutto hanno capito i problemi della figlia. Povera Manuela, adesso più che offenderla o denigrarla, che è naturale specie nelle dinamiche social, questa ragazzina andrebbe aiutata.

Probabilmente Manuela è malata. E va curata. Se poi fosse tutto vero, beh, allora curate i genitori. 

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