L’adozione del Piano Paesaggistico da parte del Consiglio Regionale aveva l’obiettivo di definire in uno strumento unico, il quadro conoscitivo territoriale, l’insieme delle normative e delle direttive relative alla legge Galasso, al Codice dei Beni Culturali e ai numerosi vincoli operanti per decreto sul territorio toscano. Il piano, che ha posto a suo fondamento il principio del paesaggio come bene comune, avrebbe dovuto tenere insieme e valorizzare il lavoro delle generazioni passate con le attività attuali e costituire al tempo stesso un patrimonio ed uno strumento di sviluppo per i prossimi anni. Purtroppo, invece, al suo interno ritroviamo analisi, vincoli, prescrizioni, direttive che cristallizzano ed imbalsamano tutto il nostro territorio e di conseguenza mettono in ginocchio molte attività economiche, in particolare quelle legate alla piccola impresa viticola, all’agricoltura in genere, al vivaismo, alle cave, all’itticoltura.
Senz’altro ci appartiene il principio del paesaggio come bene comune, ma dobbiamo consentirne e sostenerne la cura e la manutenzione continua, anche con trasformazioni, come è sempre stato nella storia del territorio: le nostre colline sono oggi quello che sono anche grazie al lavoro dell’uomo. Solo così facendo il nostro paesaggio può continuare a rappresentare un valore aggiunto straordinario, unico a livello mondiale in termini di riconoscibilità e attrattività per le tante e molteplici iniziative economiche e culturali attive e attivabili sul nostro territorio.
Il piano, però, con le sue forti esigenze di modifica che rileviamo, per fortuna non è al punto di arrivo, bensì al punto di metà cammino: siamo infatti all’adozione e molta strada rimane da fare per giungere all’approvazione. Ora, attraverso lo strumento delle osservazioni, con la profonda riconsiderazione di alcuni principi che si trovano scritti nel Piano e con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, devono essere affrontati e risolti i numerosi e consistenti punti critici presenti nel testo adottato.
In questo senso prendiamo atto delle parole del Presidente Rossi e della sua disponibilità a rivedere il piano, a semplificarlo ed a togliere gli eccessivi vincoli previsti, accogliendo le indicazioni delle imprese (sarebbe stato meglio fare questo lavoro a monte, comunque meglio tardi che mai).
Oltre alle criticità, da noi condivise, evidenziate in questi giorni dalle imprese vitivinicole e che hanno avuto un grande risalto su tutti gli organi di stampa, vogliamo da parte nostra richiamare l’attenzione anche su un altro tema fondamentale, che è quello della semplificazione dell’apparato procedimentale amministrativo: fermi restando gli obiettivi di tutela del paesaggio, ci si proponga con determinazione di eliminare i procedimenti amministrativi inutili e di razionalizzare quelli irragionevolmente complicati, con una drastica riduzione dei tempi.
In altre parole, nel Piano adottato troviamo vincoli vecchi e nuovi, ma non troviamo un minimo accenno a semplificazioni procedurali. Vogliamo che la nostra Regione, al fianco delle imprese, si impegni davvero a favorire coloro che operano e che vogliono investire sul territorio, sburocratizzando le procedure di sua competenza, chiedendo al Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MIBAC) di fare altrettanto.
Nel caso in questione si tratta essenzialmente di consentire espressamente al piano di individuare parti delle aree vincolate per decreto di minore interesse paesaggistico (es: fasce urbane adiacenti alle autostrade, zone produttive) e parti marginali delle aree Galasso, nelle quali la realizzazione degli interventi cosiddetti di “lieve entità” possa avvenire solo previo accertamento della conformità alle previsioni del piano, senza la necessità dell’autorizzazione paesaggistica (dando così concreta attuazione alle semplificazioni consentite dall’art. 143 comma 4, del Codice); del pari, razionalizzare e semplificare le procedure di adeguamento della pianificazione comunale al piano paesaggistico approvato.
L’esigenza di sviluppare una convinta azione di razionalizzazione e semplificazione di norme e procedure, in linea con ciò che l’attuale Governo sta portando avanti con lo Sblocca Italia, vale anche per la riforma della Legge 1/2005 in discussione al Consiglio Regionale e per le altre norme di competenza regionale che hanno a che fare con le procedure urbanistiche ed edilizie del nostro territorio.
Occorre in conclusione avere la capacità di tenere insieme norme certe e tutela con procedimenti snelli e semplificazioni, questa è la sfida che abbiamo davanti.
Su questa linea CNA Firenze la prossima settimana incontrerà i Presidenti delle altre Province per un intervento unitario nei confronti della Regione.
Franco Vichi Direttore Generale CNA Firenze
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