Proponiamo per i lettori de Il Sito di Firenze un estratto da un'intervista a Rigoletto Fantappiè, pubblicata dal periodico San Sebastiano della Misericordia di Firenze.
Fantappiè, classe 1921 si è appassionato ai colori Viola fin dalla nascita. Nel 1926 fu portato dallo zio al campo di via Bellini (dove sorgeva il vecchio impianto prima della costruzione del Giovanni Berta, poi ribattezzato Artemio Franchi), dove assistette a Fiorentina – Le Signe. I gigliati uscirono sconfitti per 2 a 1, ma fu subito amore.
Nell'intervista, realizzata dalla giornalista Silvia Nanni, Fantappiè ripercorre i 90 anni di storia viola, dalle prime collaborazioni col marchese Ridolfi, i consigli e le assemblee con Befani, la nascita del Centro Coordinamento Viola Club (del quale è stato anche presidente), fino al ruolo da dirigente nella AC Fiorentina di Mario Cecchi Gori.
Fantappiè parla anche dell'attualità e le sue non sono certo parole al miele per l'attuale proprietà.
Di seguito l'estratto in merito:
Oggi il calcio è cambiato. È cambiato anche il tifoso?
Il calcio che ho vissuto io non esiste più e anche il tifo. Oggi mancano i tifosi di una volta, quelli senza peli sulla lingua e che sapevano tenere unita la tifoseria. Penso a Mario Fantechi, al Pompa, a Walter Tanturli. Con loro questa proprietà sarebbe stata messa all’angolo per la gestione
societaria di questi ultimi anni.
Come vive la Fiorentina oggi?
Ho sempre due poltronissime in Tribuna e quando condizioni meteo e orario me lo consentono vado ancora al Franchi, ma
non ho più accanto gli amici con cui ho condiviso questa passione per una vita e questo mi intristisce. Quando non vado allo stadio la guardo in televisione anche se, negli ultimi tempi, mi fa male vedere giocatori che non sono degni di indossare la maglia viola.
La stagione 2016/17 è stata deludente e sono iniziati a spirare venti di contestazione. Qual è la sua ricetta per ripartire?
Io non ho mai legato con la proprietà Della Valle. Per me la “Fiorentina deve essere dei fiorentini”. Ormai si è capito che giocatori importanti non arrivano e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La ricetta? O si decide di ripartire dai giovani con un allenatore capace di valorizzarli, chiedendo alla piazza - con onestà e chiarezza - di avere pazienza per far nascere una nuova Fiorentina e una nuova tifoseria in grado di crescere insieme, oppure occorre un cambio di proprietà perché così è veramente difficile andare avanti e da vecchio innamorato questo fa male.
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