I giochi sembravano fatti, ma il pranzo di ieri tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi starebbe incidendo sulla composizione della pattuglia di candidati vicini al rottamatore. Non che il segretario abbia voluto interferire con le scelte del sindaco di Firenze, ma in qualche modo averlo coinvolto in prima persona nella campagna ne ha sterilizzato l'agibilita' politica in parlamento. Sarebbe lo stesso Renzi ad avere oggi dubbi sui criteri per l'indicazione di persone a lui vicine e questo avrebbe creato qualche tensione nel gruppo. In particolare, si starebbero scontrando due linee contrapposte: quella di Graziano Delrio e quella di Renzi. Il presidente dell'Anci, ufficiale di collegamento con la segreteria, l'uomo che sta trattando le candidature con il bersaniano Vasco Errani, avrebbe una visione piuttosto pragmatica della questione: in parlamento devono andare certo le persone vicine a Renzi, ma anche persone che per professionalita' e curricula abbiano una propria autonomia. Il sindaco di Firenze sarebbe invece piu' propenso a puntare sui fedelissimi che non lo espongano nelle future battaglie parlamentari. Da qui l'incertezza delle ultime ore sulla compagine. Di la' dei vincitori delle primarie, e' scontata la candidatura, nel listino bloccato, di alcuni fedelissimi fiorentini come Simona Bonafe', Maria Elena Boschi, Francesco Bonifazi e Luca Lotti. Tra i parlamentari uscenti, hanno un posto garantito Paolo Gentiloni, Ermete Realacci, Francesco Ferrante e Roberto Della Seta. E il vicepresidente dell'assemblea nazionale del partito Ivan Scalfarotto. Piu' problematica la scelta degli 'outsider'. Avrebbero declinato l'invito Alessandro Baricco, Carlin Petrini e Oscar Farinetti. C'e' poi un nome che si dava per scontato e che ora non lo e' piu'. E' quello di Roberto Reggi. Al Pd non hanno dimenticato la guerra fatta a Bersani sulle regole e questo starebbe rendendo complicato metterlo in lista. Alla fine Reggi potrebbe entrare, ma la partita e' ancora aperta.
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