L'anticipo del Fondo unico dello spettacolo alle fondazioni liriche disposto giovedì dal ministro dei Beni culturali Massimo Bray doveva essere una boccata d'ossigeno, ma per ora sembra lasciare ancora senza respiro i dipendenti del Maggio Musicale Fiorentino, una delle fondazioni in situazioni piu' critiche: per lo stipendio di giugno dovranno ancora attendere, per ora restando spettatori di uno scambio di attribuzione di responsabilita' tra il commissario straordinario Francesco Bianchi ed il Mibac. I 5,3 milioni di anticipo annunciati non sono arrivati ed il Maggio, ''di conseguenza - spiega il commissario - rimane, come comunicato l'altro ieri, nell'impossibilita' materiale di erogare le spettanze del mese di giugno''. Replica a stretto giro la direzione generale dello spettacolo dal vivo del ministero: il ritardo dipende dal fatto che il Maggio ha ''recentissimamente cambiato le modalita' di accredito'' comunicandolo al ministero ''contestualmente all'avvio dei pagamenti'', in pratica quando le procedure erano gia' avviate. Insomma un rinvio al mittente della responsabilita' di un ritardo, spiega il Mibac, che ''riguarda solo Firenze''. E comunque i soldi arriveranno entro martedi'. La querelle, ben oltre il ''disguido'' amministrativo, non getta certo acqua sul fuoco forse solo apparentemente sopito della diversa visione sulle sorti della disastrata fondazione fiorentina tra il sindaco Matteo Renzi, che ne e' presidente per legge, favorevole alla sua liquidazione per consentirne - ha sempre spiegato - il rilancio, e Bray che appare invece piu' convinto dal progetto di Regione Toscana e Provincia di Firenze per un estremo salvataggio in cui si impegnerebbero anche i sindacati. Il commissario Bianchi, che ha sempre parlato di liquidazione come strada migliore, dovra' stilare entro il 30 luglio un piano industriale che vada invece nella direzione indicata dal ministro. Dovra', quindi, rifare i conti di un bilancio che lo stesso Bianchi aveva indicato in disequilibrio di ben 10 milioni. Squilibrio sul quale i sindacati nazionali di categoria Cgil, Cisl, Uil e Fials dicono di aver chiara l'origine: dal momento dell'insediamento di Renzi come presidente del cda del Maggio e dall'arrivo di Francesca Colombo, da lui scelta come sovrintendente e poi commissariata, il debito della Fondazione lirica e' ''cresciuto di oltre 14 milioni. Chi approvava e firmava i bilanci di previsione e consuntivi?''.
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