Una giornalista e una psicologa insieme per capire cosa passa nella mente e nel cuore degli uomini che hanno ucciso le loro donne, per tentare di riconnettere esperienze di femminicidi alla realtà dei fatti ma, anche, al contesto culturale e al percorso psicologico che porta uomini normali a diventare assassini e a non assumersene, però, nel profondo, la responsabilità. Questo vuole raccontare "Non è colpa mia".
Abbiamo incontrato una delle due autrici del libro, Lucia Magionami, intervistata da Cecilia Sandroni:
Lucia è utile parlare di questi tempi o sono ancora oggi scomodi?
Parlare di violenza oggi più che mai è fondamentale viste le ultime sentenze dove si parla di tempesta emotiva. Va sempre ricordato che le parole creano la realtà che viviamo e danno forma ai pensieri e ai comportamenti.
Per lavorare sulla violenza dobbiamo assolutamente fare un percorso personale e guardare la nostra violenza. Solo guardandola, riconoscendola possiamo scegliere di non usarla. Il libro “Non e’ colpa mia. Voce di uomini che hanno ucciso le donne” È stato scritto a quattro mani, una prima parte scritta da vanna ugolini (giornalista) riguarda le interviste a tre uomini che hanno ucciso le loro compagne di vita mentre la seconda parte scritta da me cerca di far capire i meccanismi della violenza sia di chi la fa sia di chi la subisce. Cercando di andare al di là degli stereotipi che ci bloccano in una visione distorta della realtà.
Esiste” il Raptus” ?
Ribadisco con fermezza che il raptus non esiste e non esistono “tempeste emotive” si può sempre scegliere se agire o meno violenza.
Femminicidio quindi?
Si, Femminicidio neologismo che indica l’omicidio di una donna solo perché è tale e l’uomo vuole. Un potere che è un controllo su di lei e del proprio corpo.
Da dove nasce il titolo del libro?
Non è colpa mia il titolo del libro è stato scelto perché è la frase di ogni autore di maltrattamenti che attribuisce sempre la responsabilità del proprio agire a causa esterne a lui senza mai mettersi in discussione. Non voglio giustificare assolutamente questi uomini ma nel testo cerco di far comprendere come agiscono per cercare di ipotizzare un intervento psicologico efficace che spezzi la spirale di violenza .
La violenza è un fenomeno trasversale?
Si lo è e le donne vittime di violenza domestica non è vero che sono incapaci di agire, come da studi si evidenzia esse fanno notevoli tentativi, provano a reagire;spesso tornando indietro (nella relazione) per paura, per non rompere il pensiero romantico della relazione e del il loro progetto di vita.
Ma i bambini, i figli che assistono ad atti di violenza?
I bambini che si ritrovano a vivere in famiglie violente (violenza assistita) da adulti o ricercheranno un partner violento o rimetteranno in atto comportamenti aggressivi. La violenza si impara perciò si può imparare, grazie ad un percorso di psicoterapia, a non essere violenti.
Ripeto Sempre che per lavorare sulla violenza dobbiamo assolutamente fare un percorso personale e guardare la nostra violenza. Solo guardandola, riconoscendola possiamo scegliere di non usarla.
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