Finisce sotto accusa l'articolo di Vittorio Messori (Corriere della Sera 24 dicembre) per aver analizzato con qualche perplessità il pontificato di papa Francesco. A lanciare la raccolta di firme in difesa del vescovo di Roma sono i preti con le stole arcobaleno: Santoro, Zanotelli, Ciotti, Farinella, Bizzotto. Parlano di un avvertimento mafioso riconducibile a gerarchie vaticane di cui il giornalista sarebbe solo il mandatario.
In un comunicato stampa inviato nel giorno di San Silvestro le comunità di base gridano all'attentato al papa, considerato dalla Curia – si legge nel loro proclama - un “corpo «estraneo» al suo sistema consolidato di alleanze col potere mondano, alimentato da due strumenti perversi: il denaro e il sesso”.
Ipotizzano mandanti porporati a cui Messori avrebbe prestato la penna. Chi legge il pezzo si rende facilmente conto che il giornalista si ferma un attimo prima di affondare il colpo. Analizza con serenità il pontificato di Jorge Mario Bergoglio facendo un passaggio particolarmente inviso ai contestatori “sulla tranquillità turbata del cattolico medio abituato a seguire il papa e a non farsi mille domande” .
“Quale papa? - continua Messori - Quello di certe omelie mattutine a Santa Marta, delle prediche da parroco all’antica, con buoni consigli e saggi proverbi, con persino insistiti avvertimenti a non cadere nelle trappole che ci tende il diavolo? O quello che telefona a Giacinto Marco Pannella, impegnato nell’ennesimo, innocuo digiuno e che gli augura «buon lavoro», quando, da decenni, il «lavoro» del leader radicale è consistito e consiste nel predicare che la vera carità sta nel battersi per divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità per tutti, teoria di gender e così via?”.
L'articolo del Corsera non è affatto irriverente o minaccioso, anche se una voglia maggiore di criticare “il papa venuto dalla fine del mondo” si avverte. Messori però, come ogni vero cattolico, crede che lo Spirito Santo agisca sempre pure quando le cose non appaiono chiare come in questo momento storico. I preti militanti invece parlano di attacco mirato, frontale, di dichiarazione di guerra, di mandanti, di avvertimento di stampo mafioso. Gli arcobaleno vedono nelle parole del giornalista torinese una difesa a spada tratta della Curia romana dopo le dure parole del papa che richiamavano gli alti prelati a un maggiore equilibrio. Trattano senza remore un uomo che ha dato al mondo cattolico un notevole patrimonio culturale di fede e di ricerca alla stregua di un killer prezzolato.
La verità è un'altra. E' quella di mezzi di informazione particolarmente impegnati a presentare un pontefice che piaccia ai non cattolici o agli esponenti della Chiesa del dissenso che hanno dato vita a questa petizione. Quando il Santo Padre parla contro l'aborto o del 'per sempre' da insegnare ai giovani sposi il clamore mediatico di colpo svanisce. A confutare la posizione dei vari Santoro, Zanotelli, Ciotti, Farinella, Bizotto, basta la conclusione dell'articolo di Vittorio Messori che riportiamo: “Avrei, penserei: al condizionale, lo ripeto, come esige una prospettiva di fede dove chiunque anche laico (lo ricorda il Codice canonico) può esprimere il suo pensiero, purché pacato e motivato, sulle tattiche di evangelizzazione.
Lasciando però all’uomo che è uscito vestito di bianco dal Conclave la strategia generale e, soprattutto, la custodia del «depositum fidei». In ogni caso, non dimenticando quanto Francesco stesso ha ricordato proprio nel duro discorso alla sua Curia: è facile, ha detto, criticare i preti, ma quanti pregano per loro? Volendo anche ricordare che egli, sulla Terra, è il «primo» tra i preti. E, dunque, chiedendo, a chi critica, quelle preghiere di cui il mondo ride ma che guidano, in segreto, il destino della Chiesa e del mondo intero”.
E' davvero un attacco frontale o visti i tempi un invito alla preghiera? Proprio quella preghiera, fondamento della nostra fede, che i contestatori hanno sostituito con i comizi, con la voglia di apparire e di fare polemica gratuita (don Santoro benedì a Firenze le nozze di una 'donna nata uomo' e di un uomo). Sembra quasi che abbiano dimenticato di essere l'anello di congiunzione tra l'uomo e Dio. Di avere un ruolo di estrema importanza che porta all'eternità. Non a caso San Francesco, che per umiltà non divenne mai sacerdote, diceva: “Se incontro un angelo e un sacerdote saluto prima il sacerdote e poi l'angelo”. Chissà se oggi il poverello d'Assisi riuscirebbe a riconoscere il sacerdote nelle vesti variopinte e volutamente trasandate dei preti arcobaleno.
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