"I soldi non sono transitati dalle casse del Comune ma direttamente tra Ministero e Opificio delle Pietre Dure, che ha realizzato i lavori di restauro del Battistero.
Cosa cambia nella sostanza? Non si parla sempre di fondi che l'amministrazione di Firenze ha donato all'Opera del Duomo?”. Così Tommaso Grassi, capogruppo di Firenze Riparte a Sinistra, replica alle parole che nelle ultime ore sono state spese in difesa della buonuscita cospicua ad un dipendente, e alla conseguente richiesta del consigliere dell'opposizione di ritirare il contributo comunale all'Opera del Duomo. E incalza: “ Una difesa d'ufficio. Debole e basata su formalismi e aspetti burocratici. Non ho mai sostenuto che si trattasse di una questione di illegalità, bensì di eticità”. Rimanda al mittente quindi le accuse di aver sollevato un polverone infondato e spiega: “Nella sostanza è palese a chiunque che se non fossero stati stanziati dal Comune quei fondi, l'Opera del Duomo per completare i lavori avrebbe dovuto frugarsi in tasca. Certo, le casse, a quel punto, sarebbero state vuote perché pochi giorni prima era stata accordata la ormai celebre buonuscita da 330mila euro”.
“Noi non facciamo altro che ribadire – conclude Grassi – che troviamo l'intera vicenda un'offesa morale nei confronti delle istituzioni. Quei finanziamenti avrebbero potuto dare ossigeno ai servizi alla cittadinanza. Li abbiamo donati per il patrimonio artistico e monumentale non per permettere di fare una vita da benestante a un ex dipendente. Quindi non possiamo che rinnovare l'appello. Viviano destini i soldi ai più bisognosi o in caso contrario il Comune chieda la revoca e la restituzione dei fondi all'opera del Duomo".
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