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criminalità organizzata

Mafia in Toscana e a Firenze, relazione Dia: "Investimenti diversificati"

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

La DIA, Direzione investigativa antimafia, ha presentato la relazione semestrale del Ministro dell’Interno al Parlamento. Si tratta dell’analisi del primo semestre 2021. Numerosi passaggi della relazione fanno riferimento anche a casi avvenuti in Toscana, che negli ultimi anni è diventata terra di conquista delle organizzazioni criminali.

 

INCHIESTA KEU - Nella relazione viene citata l’inchiesta Keu che vede indagati imprenditori locali di rilievo nel settore conciario, che riveste il ruolo di comparto trainante dell’economia che interessa direttamente le province di Pisa e Firenze.

 

“Tali imprenditori - si legge nella relazione - avrebbero allestito un’attività organizzata per la gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti, liquami e fanghi industriali contaminati che venivano convogliati nei sistemi di depurazione in violazione di legge o autorizzazioni e allontanati dagli impianti sotto forma di fanghi di trattamento senza alcuna traccia di quantità, qualità e natura. Gli indagati avrebbero posto in essere “reiterate condotte di interferenza e pressione sull’azione della pubblica amministrazione, segnatamente Regione Toscana, Comune di Santa Croce e Arpat, anche concorrendo i vertici del sodalizio in vari delitti contro la pubblica amministrazione”.

 

INFILTRAZIONI MAFIOSE A FIRENZE - Nella relazione c’è spazio anche per un paragrafo dedicato alla provincia di Firenze, che qui riportiamo integralmente. 

 

“Nella provincia di Firenze i sodalizi mafiosi hanno consolidato la tendenza a diversificare gli investimenti, dimostrando attitudini imprenditoriali in diversi settori oltre alla capacità di adattamento ai variegati contesti socio-economici.

 

Per quanto concerne la criminalità campana gli approfondimenti e le investigazioni connesse alla citata indagine “Minerva” hanno permesso di svelare come soggetti collegati al sodalizio mafioso dei CASALESI, con particolare riferimento alle fazioni ZAGARIA e SCHIAVONE, avessero reimpiegato sul territorio toscano ingenti disponibilità finanziarie di provenienza delittuosa in attività imprenditoriali.

 

I riscontri giudiziari hanno disvelato un complesso sistema di false fatturazioni posto a copertura di cospicui e continui bonifici in uscita da aziende commerciali ed immobiliari e disposti a vantaggio di società “cartiere”. Sono emersi i ruoli di due commercialisti campani affiancati tra gli altri da un architetto fiorentino originario del casertano, ritenuti contigui al clan camorristico.

 

“Nello specifico, l’attività di indagine ha consentito di accertare la provenienza illecita (false fatturazioni e altri reati di natura fiscale) degli ingenti flussi di denaro investiti dagli indagati nelle attività imprenditoriali che, alla luce dell’appartenenza, per alcuni di essi e degli acclarati legami degli altri con personaggi attigui al clan dei CASALESI, rientrano nella disponibilità del sodalizio criminale, sia per gli scopi del clan sia per beneficio personale e, in parte per essere reinvestiti anche in territorio toscano attraverso i vari cantieri edilizi…”.

 

Gli elementi informativi raccolti hanno consentito l’emanazione di provvedimenti interdittivi nei confronti di società i cui amministratori sembrerebbero aver favorito personaggi intranei al clan casertano. Con specifico riferimento alla ‘ndrangheta invece non risultano attivi locali sebbene si confermi la presenza e l’operatività di numerosi elementi riconducibili alla criminalità calabrese.

 

Ne sono conferma oltre che i riscontri giudiziari delle sopra descritte operazioni “Calatruria” “Keu” e “Geppo” che hanno interessato le province di Firenze, Arezzo, Livorno e Pistoia anche il provvedimento restrittivo266 eseguito nei confronti di un soggetto contiguo alla ‘ndrina dei BELLOCCO di San Ferdinando (RC), ritenuto responsabile di estorsione e usura aggravati dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore. In tema di intermediazione illecita e di sfruttamento del lavoro il 23 febbraio 2021 a conclusione di un’indagine della Guardia di finanza, è stato evidenziato il ruolo di un soggetto di origini marocchine che si sarebbe avvalso della collaborazione di due persone per gestire la manodopera irregolare dalla fase dell’assunzione sino al pagamento delle ore prestate.

 

Soggetti stranieri non in regola con la normativa in materia di lavoro, alcuni dei quali clandestini, venivano reclutati nella provincia e accompagnati presso aziende che necessitavano di forza lavoro, ove venivano impiegati in alcuni casi in condizioni igieniche non salubri.

 

Nelle indagini, risulterebbe coinvolto anche un commercialista fiorentino destinatario di una interdizione di un anno dall’esercizio della professione, che avrebbe fornito al principale indagato una consulenza volta a produrre atti non rispondenti al vero sulla posizione dei lavoratori irregolari individuati. Sul tema dello sfruttamento illecito dei lavoratori ha fatto luce anche l’operazione “Panamera” del mese di giugno che ha permesso di individuare alcuni capannoni nel comune di Campi Bisenzio (FI) ove imprenditori di origini cinesi, appartenenti allo stesso ambito familiare e operanti nel settore della lavorazione del pellame e della produzione di borse, sfruttavano manodopera straniera.

 

Una società di capitali e due ditte individuali sono state dichiarate fallite dal Tribunale e, all’esito delle attività investigative, oltre all’accusa di caporalato sono stati configurati a vario titolo reati di bancarotta fraudolenta, dichiarazione fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, nonché un’attività di raccolta e smaltimento illecito di rifiuti speciali, avendo abbandonato residui alimentari e bidoni di olio all’esterno della struttura.

 

Non per ultimi rilevano nel territorio del capoluogo toscano i recenti risultati investigativi dell’indagine “Revenge”, di cui si argomenterà nella prossima Relazione Semestrale, diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia fiorentina e coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia, cha ha disarticolato un’associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa per aver agevolato un clan camorristico presente nella provincia di Salerno. L’associazione era finalizzata alla commissione di “un numero imprecisato di reati contro il patrimonio (furti e riciclaggio), contro la Pubblica Amministrazione ed ancora in violazione della legislazione in materia di armi, di stupefacenti e di immigrazione clandestina”.

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