Card. Betori: "Rinunciare ad osare l'amore eterno non aiuta la società"

C'e' un "giudizio severo della fede su quei progetti umani che si configurano secondo forme e misure che appartengono ancora a orizzonti temporali, e non hanno il coraggio di spingersi oltre, verso l'infinito e l'eterno di Dio".

E' uno dei passaggi dell'omelia della Messa dell'Ascensione dell'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori che ha indicato come esempio, a questo proposito, "l'esperienza di coppia e di famiglia, quando la rinuncia a osare un amore che sia per sempre conduce a dover gestire l'amarezza delle macerie dei rapporti frantumati nello scontro degli egoismi, con il peso che ricade sulle spalle dei soggetti più deboli". "Aver accettato questa prospettiva come possibile e aver cercato solo di governarne le modalità - ha detto Betori - non ha aiutato né la stabilità, e quindi il bene, delle famiglie, né la coesione, e quindi il bene, della società".

Ma Betori ha anche indicato "quanto sta avvenendo nell'ambito della generazione della vita, quando si accetta di staccarla dal naturale contesto dell'espressione spirituale e corporea dell'amore di un uomo e di una donna, così che siamo costretti a registrare il riemergere nelle società cosiddette civilizzate di forme inimmaginabili di schiavitù, cui si trovano a soggiacere donne chiamate a soddisfare il desiderio di chi ha mezzi e potere". "È l'incontro del maschile e del femminile - ha poi detto Betori ricordando l'insegnamento di papa Francesco - la sorgente della vita e dalla loro comunicazione nasce qualcosa di unico e irripetibile. La famiglia va poi riconosciuta come il luogo naturale dell'educazione alla comunicazione, che comincia fin nel grembo stesso della madre". (ANSA)