Col fortunoso pareggio in trasferta a Crotone e la salvezza matematica raggiunta con due giornate di anticipo, si conclude l'ennesima stagione fallimentare della Fiorentina.
L'entusiasmo scatenato dall'arrivo di Commisso nel giugno del 2019, dopo il lento declino sotto la vecchia proprietà, sembra già un lontano ricordo: la Fiorentina era già “malata” da anni e in questo biennio, dal punto di vista sportivo, le cose non sono cambiate. Se per la prima stagione la nuova guida poteva godere di alibi più che giustificati, in quella appena conclusa regalare qualche soddisfazione sarebbe stato doveroso. Nessuno chiedeva la luna, sia chiaro, ma una squadra in grado di lottare fino alle ultime giornate per una qualificazione europea, per la storia della Firenze del calcio, era il minimo sindacale.
Invece l'unica “emozione” che ha caratterizzato la stagione sportiva 2020-2021 della Fiorentina e l'ha salvata dall'anonimato è stata la lotta per non retrocedere in Serie B: la terza consecutiva.
Questa mediocrità, acuita dall'assenza del pubblico dagli stadi, è frutto di campagne acquisti che si sono rivelate nei fatti sbagliate e di reazioni tardive alle difficoltà. Per non parlare dell'ultimo mercato di gennaio che definire imbarazzante è usare un eufemismo.
Se dal punto di vista strettamente “di campo” questo biennio non resterà nella storia, di contro, segna un deciso segno più l'avvio in tempi record dei lavori per il Centro Sportivo di Bagno a Ripoli che, TAR permettendo, potrebbe vedere il taglio del nastro nell'estate del 2022.
Restando nell'ambito immobiliare, però, suscita compassione la difesa d'ufficio dei devoti della proprietà di turno che ritengono i risultati tutt'altro che soddisfacenti diretta conseguenza del “progetto stadio” arenato. Inutile fare esempi, tanto chi non vuol vedere che il re è nudo è bene lasciarlo dipingerlo vestito (il re).
Eppure nel comparto sportivo gli investimenti cospicui ci sono stati, ma evidentemente sono stati fatti in modo sbagliato.
Affidarsi allo stesso organigramma dirigenziale per il terzo anno consecutivo sarebbe un azzardo e per la prossima stagione un cambio nei ruoli chiave dovrebbe essere una scelta inevitabile.
Nei lunghi mesi che hanno arricchito le puntate della telenovela stadio, il Presidente Commisso, parlando del Franchi affermò che secondo lui l'opera di Nervi non era un monumento e per questo si sarebbe potuto demolire per ricostruirlo più moderno ed accogliente.
Sono punti di vista. Il nostro è che questi due anni, dal punto di vista sportivo, siano stati un monumento all'improvvisazione. Ed è quest'ultimo che va demolito.
Donato Mongatti
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