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domenica, 03 novembre 2013 - 09:50
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Leopolda 13

Diamo un nome al Futuro, Matteo Renzi e la politica delle parole e dei nomi

Dai cartelloni alla grafica al format: l'uso della lingua al tempo dei renziani
Immagine articolo - Il sito d'Italia

Parole , slogan, citazioni in libertà. La politica italiana sembra essersi avvitata su questioni semantiche; non riuscendo a produrre nuove cose partorisce nuovi nomi. Non passa giorno che non vengano coniate più recenti definizioni allo scopo di soppiantare o differenziarsi da quelle che c’erano già, poco importa se descrivano effettivamente un fatto nuovo.

Mai come in questo tempo in cui comunicare conta più di tutto la retorica tiene sotto scacco la politica.

Le larghe intese, un tempo si sarebbe detto compromesso storico, accusate da più parti di immobilismo hanno suscitato in compenso un' affannosa ricerca di più efficaci categorie linguistiche. In casa Pdl il bestiario dei falchi e delle colombe ha lasciato in breve il posto ai termini moraleggianti di lealisti e traditori, poi dissidenti, scissionisti infine innovatori. 

In casa Pd poi si va oltre e sulle parole ci si costruisce addirittura una convention. “Diamo un nome al Futuro” il titolo scelto da Matteo Renzi, candidato favorito alla segreteria del partito, per la sua ultima Leopolda, la quarta.

 

 

Ciascuno degli amministratori, imprenditori, vecchi e neo rottamatori o anche semplici simpatizzanti che si alternano su palco accanto a Renzi ne ha scelta una di parola, la vediamo comparire sulla lavagna digitale per 4 minuti, il tempo concesso a ognuno per argomentare sul tema a piacere. Se poi i vari coraggio, partecipazione, sinistra,verde, formazione, figli  riescono a guadagnarsi l’hashtag allora da semplici parole diventano etichette su cui intervenire via twitter con un numero imprecisato di commenti. Pardon! Di post.

Nel padiglione adiacente al palco e alla platea oltre ai maxi schermo che proiettano le immagini dei vari protagonisti sono stati sistemati 100 tavoli. Ad ogni tavolo è assegnato un tema: scuola, innovazione, casa, immigrazione, economia e naturalmente un relatore e un controrelatore. L’esito delle varie discussioni o chiacchierate che dir si voglia, sarà riassunto in una “mezza paginetta”. Quindi dall’insieme delle 100 mezze paginette “di proposte concrete” nascerà il programma del futuro governo di centrosinistra.

Ovunque ci si giri nella vecchia stazione fiorentina è un fiorire di parole che esprimono concetti inequivocabilmente positivi  e buoni per ogni stagione, tanto che a un certo punto sorge il dubbio se sia Crozza a fare il verso a Renzi o se piuttosto Renzi faccia il verso a Crozza. La campagna elettorale del sindaco aspirante premier quest’anno ha scelto la grafica colorata di vocaboli “buoni” che incrociano al rovescio i loro contrari “cattivi”, sintesi immediata di ciò che è stato e ciò che dovrebbe essere.
Alle pareti campeggiano enormi cartelloni con slogan e citazioni  più o meno famose; si va da Adriano Olivetti Un sogno sembra un sogno finché non cominci a lavorarci  a Marcel Proust Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi fino a Pablo Neruda Potranno tagliare tutti i fiori ma non fermeranno mai la Primavera. Per ciascuna frase, appuntata così in ordine sparso come si faceva sui vecchi diari del liceo, sottolineata con un colore diverso è la parola chiave: sogno, viaggio, primavera. Come farsi mancare anche stavolta i gadget della Leopolda 13, magliette, tazze, spille, cover per iphone. E da dichiarato estimatore della nuova campagna pubblicitaria della Coca Cola e della Nutella Renzi ha deciso di personalizzarli con i nomi di chi li acquista. Diamo un nome al Futuro, eh chiamiamolo Franco aveva ironizzato solo ieri Maurizio Crozza. E Franco sia.

Maglietta personalizzata anche per il segretario Guglielmo Epifani giunto a sorpresa alla Leopolda di Renzi, il regalo però non lo scompone più di tanto "Renzi - dice - è una persona che ha un consenso e un seguito, è una persona forte, è di quelli con cui il Pd può  candidarsi a uscire da questa situazione ma non abbiamo solo lui, ne abbiamo tanti e questa è la nostra forza". 

Anche i cosiddetti neorenziani giunti alla loro prima Leopolda si adeguano e citano, definiscono. Ermete Realacci tira fuori Paolo Coelho: “un grande eroe combatte non perché odia chi ha davanti ma perché ama chi ha dietro", Paola Concia invece conia per Renzi un nuovo aggettivo; non è più il tempo di essere rottamatore e nemmeno asfaltatore ma “costruttore”.  

Il sindaco però lo ha ribadito più volte e lo fa anche stavolta: “basta con questi renziani, noi ci faremo chiamare con cognome di un altro, non siamo una setta”.  Di lì a poco gli risponde l’amico imprenditore Oscar Farinetti nel suo intervento di chiusura della seconda giornata di lavori alla Leopolda: “In qualche modo dovremmo pure chiamarci!”. Ah ecco ci stavamo preoccupando!

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