La Fondazione Open "appare aver agito, a prescindere dal suo scopo istituzionale, quale articolazione di partito". Lo sostiene il Tribunale del riesame di Firenze nell'ordinanza che rigetta il ricorso contro sequestri di documenti e computer del 26 novembre 2019 all'imprenditore Marco Carrai, indagato per finanziamento illecito ai partiti.
Per i giudici del riesame, l'uso della fondazione come "articolazione di partito" da cui l'accusa di finanziamento illecito a Carrai, che era membro del cda Open, emergerebbe pure da documenti sequestrati all'avvocato Alberto Bianchi, ex presidente di Open indagato nell'inchiesta. Il riesame sottolinea come emerga il ruolo di Carrai quale socio di due società in Lussemburgo tra loro collegate, di cui una finanziata da italiani che erano anche finanziatori di Open.
Inoltre per i giudici emerge "un'intromissione" di Carrai "nell'adempimento dell'incarico professionale affidato all'avvocato Bianchi dal gruppo Toto".
Pertanto, conclude il Tribunale, perquisizione e sequestri sono legittimi perchè necessari per "ricostruire i rapporti di indagati Carrai e Bianchi coi finanziatori di Open".
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