L'eredità lasciata al badante cingalese era cospicua, oltre 2,3 milioni di euro.
Ma di questo patrimonio il beneficiario, che ora vive in una Rems dopo l'assoluzione per l'omicidio di due connazionali perché incapace di intendere e di volere, non ha un euro. Ora, una perizia ordinata dal GIP Paola Belsito di Firenze fa luce su che strada potrebbero aver preso i soldi. Al momento risulta che parte sarebbero andati a parenti del badante cingalese, un'altra parte a uno dei due avvocati fiorentini indagati in un'inchiesta per furto, un penalista che per anni ha difeso il cingalese. La perizia era stata chiesta dal PM Christine von Borries in incidente probatorio e ora, dopo che il gip ha incaricato il perito ed è stata depositata, verrà discussa il prossimo 14 febbraio in udienza.
Il perito ha ricostruito l'ammontare del patrimonio ereditato e sono stati esaminati i flussi sui conti di alcune banche da cui emerge che il penalista fiorentino da un certo periodo in poi abbia disposto del denaro del cingalese ben oltre il perimetro dell'ordinaria amministrazione fissato da un notaio.
Secondo i legali difensori del cingalese, avvocati Paolo Florio e Donatella Casini, è di circa 1,1 mln la somma andata a parenti del loro assistito che vivono in Sri Lanka e che comunque non avrebbero avuto titolo a ricevere questo denaro, e una somma simile è finita in un conto di uno dei due indagati, cioè l'avvocato penalista indagato. Questi, secondo la perizia, avrebbe non solo trasferito denaro del cingalese sul suo conto ma anche disposto vendite di titoli.
Operazioni impedite solo dal 2014 quando l'ufficio legale di una banca le vietò esplicitamente considerando che questi smobilizzi non sono operazioni ordinarie. La perizia nel suo insieme evidenzia che il penalista, oltre ai prelievi diretti, emetteva assegni e gestiva bancomat basati sui conti del cingalese.
"Non è facilmente comprensibile - scrive il perito - come gli istituti bancari abbiano potuto lasciare operare" l'avvocato penalista indagato "fuori dai limiti della procura, e non osservando anche l'obbligo di presentazione del documento giustificativo per le operazioni di pagamento notule o altro come invece indicato nella procura stessa". Su un'altra banca addirittura, rileva il perito, il penalista indagato "operava senza la procura", e "poteva essere un perfetto estraneo per il cingalese".
I due legali del cingalese fanno rilevare anche la consulenza da 81.000 euro che l'altro avvocato indagato, un civilista, avrebbe intascato per assistere il cingalese nella successione, che però era stata gestita comunque da un notaio. (ANSA).
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