La Giunta perde un assessore e ne acquista immediatamente un altro, anzi un’altra per l’esattezza.
Giuliano Da Empoli lascia la Cultura ‘millenaria’ fiorentina per andare a costruire quella renziana del futuro. Sarà il direttore del nuovo ‘serbatoio di pensiero’ (questa la traduzione letterale di ‘Think tank’) del ‘rottamatore’ , l’artefice di quella che sarà la base ideologica e culturale, appunto, del progetto politico figlio del Big Bang , che intende lanciare Renzi a livello nazionale. “Una bella dimostrazione di rigore etico e qualità umane non voler confondere politica e amministrazione” dice lo stesso Renzi ufficializzando l’uscita del suo collaboratore.
Al suo posto, ma non con lo stesso incarico, entra una donna, Caterina Biti giovane veterinaria con già all’attivo due anni di mandato come consigliere del Pd. Segni particolari: una fedelissima del primo cittadino fiorentino. Al lei la delega all’Ambiente, fino a ieri detenuta da Elisabetta Meucci alla quale resta l’Urbanistica. Ancora una volta una scelta che si conforma allo stile Renzi il ‘rottamatore’, quello delle ‘Facce nuove’.
E con la Biti, che con isuoi 35 anni diventa così la più giovane della Giunta, le donne salgono a 5 contro i 3 uomini. Una Giunta rosa e targata interamente Pd: si compie così il progetto monocolore. Senza contare che così Renzi ha risolto anche il problema dell’elezione della Biti alla Presidenza del Consiglio Comunale, il suo nome era quello che il partito aveva designato al termine di lunghe riunioni, un nome appunto, nulla di più perché Giani non ha mai veramente avuto intenzione di abbandonare lo scranno più alto del Salone dei Duecento ed è altamente probabile a questo punto che ci resterà fino a fine legislatura.
Il posto della Biti in Consiglio verrà occupato da Andrea Vannucci, 29 anni anche lui della lista 'Facce nuove in Palazzo Vecchio'.
Renzi intanto ha deciso di tenere per sé ad interim la delega alla Cultura: “Il 2012 - ha sottolineato lo stesso Renzi - sarà un anno chiave per la cultura. Anzitutto per Firenze, dove andranno in porto partite chiave come il definitivo rilancio della Pergola, il nuovo teatro dell’opera, il raddoppio degli spazi espositivi di Palazzo Vecchio. Ma la sfida è cruciale anche per l’Italia – spiega - : il Paese parla troppo poco di questi temi, mentre sembriamo tutti diventati funzionari contabili e il vero spread non è quello economico ma quello tra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere. La cultura deve tornare il core business del Paese e Firenze deve dare un segnale, deve lanciare una provocazione, ritornando al nocciolo della sua identità”.
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