AGGIORNAMENTO DELLE ORE 23.30 - L'inchiesta sul caffè Curtatone a Firenze ha portato in carcere quattro persone che, con altre sette, sono indagate in una vicenda di droga, bancarotte fraudolente e riciclaggio di denaro. Al centro ci sono i fratelli Sutera, Renato, dominus dell'affare, e Giovanni, esponenti di Cosa Nostra, con un passato ed un presente ad alto profilo criminale.
Giovanni Sutera, infatti, con l'arresto legato al Caffè Curtatone, è tornato a scontare l'ergastolo per l'omicidio del gioielliere fiorentino Vittorio Grassi e per quello, commesso in latitanza, della 17enne Graziella Campagna uccisa spietatamente a Villafranca Tirrena (Messina) nel 1985.
Oltre ai Sutera, nell'inchiesta sono finiti in carcere Devla Pavlin, trafficante di droga albanese, e Ruben Crespo Guerra, noto criminale spagnolo, per le coltivazioni di marijuana in Spagna che, secondo i magistrati, venivano finanziate proprio attraverso le attività economiche dei Sutera, capaci di coinvolgere numerose persone nel loro piano, con sede al bar nei pressi di Lungarno Vespucci.
Infatti il pm Giuseppina Mione ha chiesto l'arresto (poi respinto dal gip) anche per Luigi Morelli, complice dei Sutera nell'amministrazione del Curtatone, e ha indagato anche Giancarlo Comini, Elton Xoxha, Massimiliano Marconi, Annunziata Rizzo, Olesya Gulyaeva e Alessandro Franzone, con l'accusa di essere tutti prestanomi dei due esponenti di Cosa Nostra, sottoscrivendo e condividendo tutte le decisioni dei Sutera, in cambio di un ritorno economico.
Le carte in mano agli inquirenti hanno fatto emergere all'interno del Curtatone la presenza di soggetti pluripregiudicati, anche di stampo mafioso, e di professionisti, tra avvocati e commercialisti, che rendono particolarmente ambiziosa l'intenzione criminale del gruppo che si muove attorno a questa vicenda.
LUIGI MORELLI - Come emerso dagli atti che hanno portato all'inchiesta e agli arresti, una delle figure di raccordo centrale è quella di Luigi Morelli, un nome conosciuto in città.
Brindisino, è stato consigliere comunale, ex consigliere dell'assemblea dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze (stesso soggetto che ha assegnato le case per indigenti a Renato Sutera e famiglia, nda), ex presidente dell'Irpet, l'Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana e recentemente candidato a Firenze alle ultime elezioni politiche, come capolista di Udc – Noi per l'Italia alla Camera dei deputati. Non è stato eletto.
Una persona ben inserita in certi canali cittadini, e che in questa vicenda è assolutamente centrale, sia per la gestione del Curtatone, sia per i suoi rapporti con i fratelli Sutera. Morelli riesce ad intrecciare molti canali. Sulle questioni della vicenda del Curtatone, viene intercettato sostanzialmente sempre con le solite persone: i fratelli Sutera, i vari prestanome e qualche familiare. Ma durante le operazioni frenetiche nel tentativo di vendere il bar, alcune contatti di Morelli, sono inquietanti.
IL BOSS DEI PERDENTI - Ad esempio, quando chiede al pregiudicato mafioso Michele Micalizzi, gregario del boss di Partanna e Mondello, Saro Riccobono, ed esponente della vecchia Cosa Nostra, di intervenire sui Sutera. Micalizzi non è una persona con cui scherzare. Nel 1982, si salvò al fuoco infernale del bar Singapore Two di Palermo, dove i killer di Cosa nostra dovevano eseguire la condanna a morte di alcuni boss ormai perdenti, tra cui proprio lui.
Poi ha scontato 24 anni di carcere per l'omicidio dell'agente di polizia Gaetano Cappiello. Inoltre, il suo nome compare anche nella tragica vicenda della morte del maresciallo di polizia penitenziaria Calogero Di Bona , attirato in un tranello, e che poi viene strangolato e bruciato dentro un forno nell'agosto del 1979.
Dalle indagini emerge come Morelli voglia riuscire a vendere il Curtatone per incassare una parte dei soldi del nero, e fa di tutto per chiudere qualche trattativa.
UN MILIONE E MEZZO DI EURO PER IL CURTATONE - E' per questo motivo che chiama Micalizzi e i due si incontrano nel novembre del 2017. In quella occasione Morelli chiede, appunto, al boss dei perdenti di intervenire su Renato Sutera per cercare di sbloccare la trattativa, viste le elevate pretese economiche del direttore del Curtatone per il bar. Infatti Sutera vuole un milione e mezzo di euro. Un milione per pagare i debiti di Siga e Mela, e l'altro mezzo a nero.
Non è dato sapere il contenuto del colloquio tra Michele Micalizzi e Renato Sutera, ma gli esiti non sembrano positivi. Ma la presenza anche del pregiudicato mafioso nella vicenda Curtatone, non è l'unico aspetto inquietante di questa inchiesta.
AGGIORNAMENTO DELLE 23.30: Secondo quanto appreso da fonti qualificate, M.S., che avevamo collocato come funzionario di Polizia, non è più in servizio, ma ricopre ruoli in apparati di sicurezza interna. (CLICCA E LEGGI)
L'UOMO IN INCOGNITO CHE VUOLE COMPRARE IL BAR - Perchè nelle trattative per la vendita del bar, negli stessi giorni, tra i contatti di Morelli, tra i più confidenziali e assidui, c'è quello con un poliziotto: M.S., ex funzionario di polizia, con un lungo trascorso in servizio in città. E' il figlio dell'avvocato difensore di Morelli.
I contatti tra Morelli e il poliziotto sono assidui e diretti. I due parlano della vendita del bar Curtatone, che l'uomo in incognito che vorrebbe comprare con un suo socio, per poi lasciarlo gestire al Morelli, secondo proprio quanto scrivono gli inquirenti. “M.S, si mostra a conoscenza del fatto che Morelli deve “dar di conto” ai Sutera, in particolare a Renato”, e che sempre il Sutera si recasse “abitualmente al Curtatone a prendere soldi”.
M.S. spiega all'ex politico che dovrebbe cercare un accordo con Renato Sutera. “Io concorderei anche una forma di riscatto (…) cioè chiarirei quello che gli spetta a loro” suggerisce l'uomo degli apparati, che si spinge fino a ipotizzare le cifre e i tempi più congrui. “Cioè 'mi dici cosa vuoi? 400Mila euro? Bene, nel giro di due anni questa posizione”.
Le cifre sarebbero più contenute, secondo una conversazione tra il fratello Giovanni e Luigi Morelli, intercettata da un'ambientale dentro il bar.
I due, scrivono gli inquirenti, parlano proprio “di una somma di denaro e di un appartamento, con i quali potrebbero 'liquidare' la posizione di Sutera Renato per complessivi (sembra comprendersi) 150.000 euro”. Di cui M.S. sembra esserne al corrente.
SUTERA G - “ne hai parlato con M.?”
MORELLI - “ si si” “150 l'appartamento e contanti..50 contanti 100 l'appartamento”.
Successivamente la formula di accorda viene modificata e gli inquirenti annotano che “nelle ulteriori conversazioni intercettate (..) tra Morelli e M.S., i due fanno riferimento all'intenzione di liquidare Sutera Renato con un appartamento e 100 mila euro in contanti”. Effettivamente l'idea è quella di intestare l'appartamento alla moglie di un avvocato amico di Renato Sutera, ma quest'ultimo, dopo aver visto la casa, non sembra soddisfatto del valore attribuito all'immobile, e la trattativa a questo punto sembra arenarsi.
Nelle varie intercettazioni, Morelli parla di tutto con l'uomo degli apparati. Della situazione del bar Curtatone, delle istanze dei fallimenti, ma anche dei prestanome dei Sutera, pianificando anche la sua linea di difesa. Si sentono spesso i due. Parlano del Curtatone. Delle migliorie da apportare al locale, alla gestione delle quote societarie, ma anche ai problemi quotidiani, come quando arriva un controllo di polizia municipale, e Morelli prima prova a contattare Giovanni Sutera, e subito dopo M. S., ma da entrambi non ottiene nessuna risposta.
M.S,, inoltre, è perfettamente a conoscenza di chi sono i Sutera e vorrebbe tenerli fuori dalla gestione societaria, per questo fa presente a Morelli che anche Giovanni Sutera non ci deve essere. E l'ex politico sembra rassicurarlo sull'argomento. “Me le intesto io le quote (…) ho Giovanni (Sutera) a carico mio e basta, ce l'ho io a carico mio, basta” gli dice al telefono.
All'ex poliziotto, Morelli racconta anche l'ingarbugliata situazione di quei 50.000 euro che la procura contesta. Una situazione molto delicata, su cui però Morelli, dopo avergli spiegato la sua difesa, si mostra fiducioso, “io la smonto subito la bancarotta fraudolenta”.
Dopo l'inizio dei vari problemi legati ai fallimenti, e l'impegno della campagna elettorale, Morelli “si è defilato per quanto concerne la gestione quotidiana del bar, ma continua ad occuparsi delle spinose questioni connesse al fallimento della società Mela e Siga e ha come costante interlocutore M. S.”.
Questi aspetti obbligano a porsi alcuni interrogativi sul ruolo di M.S.. Perchè un uomo degli apparati vuole comprare il caffè Curtatone, sapendo tutti i protagonisti ed i reati che ci sono dietro? Perchè si relaziona e vorrebbe fare affari con due esponenti di Cosa Nostra? Perchè non li ferma anziché provare a liquidarli?
Le risposte potrebbero essere più inquietanti delle domande.
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