Sit-in di protesta ieri davanti al carcere fiorentino di Sollicciano organizzato da Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), Sinappe (Sindacato nazionale autonomo polizia penitenziaria) e Ugl Polizia penitenziaria per protestare contro la situazione di difficoltà che, secondo le organizzazioni sindacali, si è creata nella casa circondariale di Firenze.
Di seguito il comunicato emesso dalle tre organizzazioni sindacali:
Le OO.SS. OSAPP (organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), SINAPPE (sindacato nazionale autonomo polizia penitenziaria) e UGL polizia penitenziaria, trascorsi circa 11 mesi dall’insediamento del nuovo direttore del n.c.p. Sollicciano, dott.ssa Giampiccolo, valutata in concreto la gestione del dirigente ritengono improcrastinabile ricorrere all’odierna protesta per ricordarle che fra i propri obiettivi, oltre quello del trattamento, vi e’ anche quello di tutela dei diritti e della qualità lavorativa del personale di polizia penitenziaria, nonché quello di garantire la sicurezza dell’istituto e di chi vi opera. L’attenzione del Direttore, a parere di queste oo.ss., è fortemente sbilanciata verso l’organizzazione di eventi come gli apericena, le notti bianche e spettacolini vari, eventi che si teme possano sottrarre al dirigente le risorse da poter dedicare alle esigenze lavorative dei propri uomini e donne in divisa. Riteniamo che certi sistemi di gestione, applicabili in istituti di piccole dimensioni e che ospitano particolari tipologie di detenuti non sono altrettanto applicabili nell’istituto più grande della regione, che per le sue complessità e le annose problematiche meritava che l’impegno e l’attenzione del Direttore fossero in primis rivolte verso quest’ultime. Molteplici le criticità verificatesi durante questi 11 mesi di direzione Giampiccolo, numerosi decessi di detenuti, un’evasione, molteplici aggressioni al personale di polizia penitenziaria che in più occasioni ha dovuto fare ricorso alle cure dei pronto soccorso degli ospedali fiorentini. La risposta a tali criticità, al comprensibile disagio e preoccupazione degli uomini e donne in divisa è, oltre le disposizioni che prevedono il pagamento della caserma da parte del personale di polizia penitenziaria, l’organizzazione dell’odierno evento. Ribadiamo il nostro no ad un modello di gestione penitenziario che non abbia come priorità la sicurezza e la tutela dei diritti dei dipendenti senza le quali il trattamento rieducativo è solo utopia.
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